Propaganda nazista, negazionismo, derisione delle vittime di Hillsborough dell’89. Non sono rari, purtroppo, i casi nei quali su YouTube vengono caricati video inopportuni, moralmente inappropriati o addirittura penalmente rilevanti. Come nel caso della nota vicenda del video raffigurante un ragazzo affetto da sindrome di Down preso in giro con frasi offensive e azioni vessatorie da parte di alcuni ragazzi minorenni e diffuso sulla rete nel 2006.
Ma Google (proprietario di YouTube dal 2006) può essere ritenuto responsabile dei video caricati dagli utenti? È quello che ci si è domandati nel procedimento incardinato presso il Tribunale di Milano e giunto questa settimana alla decisione definitiva della Sezione III della Corte di Cassazione. Partiamo dalle cifre: in tutto il globo vengono caricate circa 28.800 ore di video e trasmessi 1,2 miliardi di filmati ogni giorno, pari a 10 milioni di ore all’anno. Sarebbe possibile chiedere a Google un controllo? Si tratterebbe di una responsabilità oggettiva dell’Internet Provider che non vaglierebbe il contenuto di quanto postato e caricato dai miliardi di utenti?
Naturalmente esiste un controllo ex post: Google si attiva sulle segnalazioni degli utenti che ritengono un contenuto inopportuno. Ed è quello che è successo con il video del ragazzo down insultato e maltrattato: il 5 e il 6 novembre 2006 sono arrivate le prime segnalazioni degli utenti, il 7 la segnalazione della Polizia Postale e lo stesso giorno il video è stato prontamente rimosso.
Tanto basta, a detta della pronuncia della Suprema Corte (Cassazione Penale, Sez. III, 3 febbraio 2014, ud. 17 dicembre 2013, n. 5107 , Presidente Mannino, Relatore Andronio, P. G. Fraticelli) a escludere la responsabilità dell’Internet host provider, soggetto che si limita a fornire una piattaforma sulla quale gli utenti possono liberamente caricare i loro video; video del cui contenuto restano gli esclusivi responsabili.
Gli amministratori di Google non possono quindi essere ritenuti titolari di alcun trattamento. Gli unici titolari del trattamento dei dati sensibili contenuti nei video caricati sono solo coloro che li hanno caricati e solo a costoro possono essere applicate le sanzioni, amministrative e penali, previste per il titolare del trattamento dal Codice Privacy. Costituendo YouTube un mero servizio di hosting non può quindi essere configurabile alcun obbligo generale di controllo in capo ai rappresentanti di Google. È pertanto esclusa in radice la configurabilità di una responsabilità penale dell’Internet host provider.
avv. lorenzo nicolò meazza