“A nessuno accade qualcosa che non sia incline per natura a sopportare“. M.A.
L’anno nuovo, colmo di speranze per tutti, è iniziato da qualche settimana e le feste natalizie ormai sembrano quasi un lontano ricordo. C’è chi le ha trascorse con serenità in famiglia, chi in solitudine o con la mente affollata dai problemi causati dalla crisi economica del momento, chi le ha passate con il cuore infranto e chi, purtroppo, in preda alla paura si stava preparando ad affrontare la battaglia della vita, quella della lotta contro il tumore.
«Perché proprio a me?», esclamò mio padre.
«Non può essere vero!», proseguì subito dopo.
Tali furono le sue prime parole dinanzi alla diagnosi di questa malattia che tutt’ora, nonostante gli evidenti ed oggettivi progressi della scienza e medicina, incute timore a tutti. Inutile affermare il contrario. Smarrimento e incredulità sono le prime reazioni alla triste notizia. Poi, nonostante il conforto dei medici, prevale la paura e solo in un secondo momento la forza.
La vita, si trasforma di colpo in buio totale, nel giro di poco tempo ti aspettano una serie di esami stancanti che portano tal volta al fatidico intervento, alla rimozione della massa tumorale, per poi arrivare ad una eventuale terapia parecchio invasiva, ed è proprio questa la parte più impegnativa e difficile da affrontare. Non so fino in fondo cosa pensi mio padre e quali siano esattamente i suoi stati d’animo, perché lui, così saggio, per il bene della sua famiglia, nonostante tutto, ogni giorno si sveglia con il sorriso sulle labbra; ma so per certo che, come uno tsunami, la tua vita viene travolta, perché questo male non logora solo il malato, ma anche le persone che gli stanno attorno.
«Sii forte e fatti vedere felice», questo fu il primo consiglio che mi venne dato da chi ci era già passato. Ma come sia possibile nascondere un dolore così immenso? Come? A volte ci poniamo delle domande cui solo il tempo può darci delle risposte. Ed ecco che inizialmente un malessere psicologico ti porta a chiuderti in te stesso. Un susseguirsi di pensieri chiassosi e negativi invadono la tua mente, un mix di emozioni come la paura e l’incredulità si trasformano inconsciamente ed improvvisamente in sintomi come ansia, insonnia e agitazione; e tutto questo per giorni, giorni e ancora giorni… fino a quando non ti stanchi di versare lacrime sul cuscino durante la notte e trovi il coraggio e la forza dentro di te. Ed ecco che, come per magia, inizi a sfoderare le tue doti di attore che non credevi nemmeno di possedere.
Purtroppo in questi casi il pensiero non è del tutto lucido e obiettivo perché, si sa, la mente viaggia senza tener conto della effettiva realtà delle cose e a distanza di un mese, personalmente, alterno ancora momenti di disperazione totale a momenti in cui sono più fiduciosa e ottimista. Il supporto psicologico dei famigliari è estremamente fondamentale e quindi essere forte è l’unica scelta che hai per infondere coraggio a chi è stato colpito da questo male.
Si dice che il sorriso sia contagioso come l’influenza, beh, è vero e forse siamo così distratti e ci facciamo sopraffare dai nostri pensieri e problemi che non ce ne rendiamo neanche conto del potere di una risata o di ciò che è in grado di attrarre il pensiero positivo e di quanto faccia bene al nostro umore e a quello delle persone che amiamo o che ci circondano. Oggi, voglio pensare che il tumore, può essere sconfitto! Bisogna crederci. E uno dei modi per vincere questa dura battaglia è la PREVENZIONE che viene ancora sottovalutata troppo spesso.
È proprio grazie alla prevenzione che il tumore di mio padre è stato diagnosticato tempestivamente, o meglio, è stato grazie ai servizi offerti dell’Istituto Europeo di Oncologia situato alle porte del capoluogo lombardo. Avete mai sentito parlare dello IEO? È piuttosto famoso! Questo Istituto è stato diretto fino ad ora dal Professor Umberto Veronesi ed è stato creato per realizzare un modello innovativo di sanità e ricerca avanzata nel campo dell’oncologia internazionale.
È un Ospedale senza fini di lucro che si basa esclusivamente sul paziente, il quale non si ritrova ad essere oggetto, ma bensì soggetto (cosa da non sottovalutare). Ma perché una persona, indipendentemente dal luogo di residenza, dovrebbe scegliere questa struttura rispetto ad un’altra? In questi momenti di sofferenza fisica e non solo, vi è sempre il timore di capitare nelle mani di quei “Dottorini” (o “mezzi-dottori” come li chiamo io) che, per via di una laurea in medicina, sentono di avere il potere e la presunzione di trattarti con superficialità o peggio ancora come se fossi un numero, riservando magari attenzioni e cure particolari a chi ha una determinata disponibilità economica o a chi possiede solo una cultura medio-alta. In questo Istituto tutto ciò non avviene, poiché la parola d’ordine è solo una: umanità!
Attenzione, gentilezza, umanità e innovazione sono le caratteristiche principali di questa struttura. Parlando con mio padre e chiacchierando con altri pazienti dell’Istituto, ho notato che nessuno di loro si è sentito abbandonato o smarrito, ma anzi, tutti si sono sentiti al sicuro e protetti, ma soprattutto guidati. E ciò è stato evidenziato anche dai famigliari e relativi accompagnatori.
Lo IEO è costituito da due edifici nei quali il paziente viene seguito dal primo esame clinico (il ciò è possibile non solo privatamente, ma anche grazie al S.S.N. che è stato istituito nel nostro Paese nel 1978 per garantire il Diritto alla Salute sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione, sia ai singoli che alla collettività), al post intervento. È una “macchina vincente” che permette al paziente di ottenere le prestazioni dovute in poco tempo e tutte nella medesima struttura. Sì, avete letto bene, in un lasso di tempo piuttosto breve, cosa ormai rara nel nostro Paese.
Tutto lo staff (medici, personale sanitario e amministrativo, quest’ultimo sottoposto ad un percorso formativo sulla gestione del paziente basato sulla pazienza) riservano un’attenzione scrupolosa e spasmodica all’ammalato senza alcuna distinzione di sesso, razza o religione. Sentirsi coccolati durante la degenza trasmette sicurezza e tranquillità e questo è molto importante perché sono questi gli stati d’animo di cui hanno bisogno i malati oncologici. E purtroppo la realtà è amara e triste poiché in vari ospedali d’Italia il paziente non è trattato o peggio ancora non è curato come dovrebbe e meriterebbe!
Questo Istituto, è stato anche definito come una “organizzazione in continuo movimento” poiché la ricerca scientifica improntata sul binomio “studio/lavoro” non si ferma mai; quindi, in poche parole, possiamo dire che la ricerca internazionale di cura a carattere scientifico passa proprio dall’Istituto stesso. Ovviamente non è tutto rosa e fiori. Per esempio, il servizio psicologico, che è fondamentale per sostenere il paziente, purtroppo non viene sostenuto ed erogato dal S.S.N. e ovviamente uno dei limiti è che i costi privati sono piuttosto onerosi; ma è anche vero che questi permettono a chi ha un reddito piuttosto esiguo di potersi avvalere comunque delle cure mediche della struttura, la quale è composta da medici davvero competenti sotto ogni punto di vista.
Lo IEO è dotato inoltre di tecniche, per quanto riguarda gli interventi chirurgici, poco invasivi rispetto a quelli tradizionali, per esempio si avvale della Chirurgia Robotica per la rimozione della massa tumorale al polmone senza aprire il torace. Ne eravate a conoscenza? Grazie a ciò il paziente ha la possibilità di rimettersi in tempi brevi senza essere particolarmente provato a livello fisico. Ovviamente è giusto ricordare che ogni esperienza è naturalmente personale e soggettiva e in ciò, mio padre, come tanti altri, è stato fortunato.
Ora tutta la mia famiglia è stata coinvolta in questa battaglia e presto ci accingeremo ad affrontare il percorso di chemioterapia che è stato consigliato a mio padre. Non sarà facile, anzi, non ci voglio neanche pensare. Per un istante fermo i miei pensieri. Metto in un cassetto paura e angoscia… apro il libro e il codice e mi immergo nello studio. Io, che so cosa significa la sofferenza fisica, io che ho superato lottando con tutte le mie forze molti ostacoli, io che per questi motivi sono sempre stata una che vede il bicchiere mezzo vuoto, oggi voglio credere che questa guerra possa essere vinta, voglio credere in questi medici straordinari, mi tengo strette le persone più intime e che amo e che ogni giorno cercano di rallegrarmi, ma soprattutto affido mio padre e le mie speranze a Dio; ad una fede nel cuore che non abbandonerò mai e alla quale mi aggrapperò fino alla fine in attesa di rivedere ancora il sole risplendere, perché l’inverno prima o poi finirà.
a.r.
P.s.: ringrazio il gentilissimo Dottor. Alessandro Pardolesi del reparto di Chirurgia Toracica dell’Istituto Europeo Oncologico di Noverasco (MI) per le informazioni fornite e per la sua disponibilità.