FERMATE PAVIA, VOGLIO SCENDERE

di Luca Morelli

Cosa succede per le strade di Pavia? Non sono rare ormai le notizie su litigi, veri e propri agguati, borseggi, atti vandalici che vedono come palcoscenico le vie vicine al centro città. Ma cosa sta succedendo? Me lo chiedo, ce lo chiediamo, dovrebbero chiederselo tutti. Pavia è una città particolare per chi viene da fuori, da grandi centri abitati, l’effetto è tangibile. Puoi girarla a piedi in poco tempo, passi dalla zona residenziale al centro storico e culturale senza dover percorrere decine di chilometri, il distacco è marcato architettonicamente dai ricordi delle vecchie costruzioni, dall’arte, dalla storia. Fa provincia! Ti aspetti una città in stile metropolitano, ti aspetti caos ad ogni ora, ti aspetti qualcosa di più grande. Invece, per fortuna, è piccola oserei dire da cartolina persino. La strada è breve dal Ticino al centro, alla stessa distanza c’è lo storico castello, nel mezzo l’intersezione della via che dalla Minerva (scusatela sta rifacendosi il trucco) porta al Mezzabarba. È proprio in quelle vie del centro che dovrebbero svilupparsi le amicizie, le conoscenze, lo scambio di culture foraggiato dalla presenza dei tanti studenti delle altre città e degli altri paesi.

Nei giorni scorsi un paio di ventenni sono arrivati armati di mazza da baseball per regolare i conti con un loro coetaneo. La settimana scorsa sono avvenuti alcuni borseggi. Nelle settimane precedenti non sono mancate le risse per strada. Nei mesi addietro gli atti vandalici e di bullismo erano all’ordine del giorno. Siamo già tornati al far-west nel percorso involutivo? Dovremmo guardare oltreoceano ed iniziare a pensare di girare armati? Mi auguro con tutto il cuore che non sarà questo il nostro futuro, ma non posso fare a meno di chiedermi quali possano essere le cause, le motivazioni di questi episodi che quando rimangono sporadici servono alla comunità per riflettere… ma quando diventano frequenti servono alla stessa per reagire, e nel caso saper chiedere aiuto.

I protagonisti sono giovani, sono gli adulti del futuro. Una frase che sento dire da parecchio tempo è “sono annoiati, non sanno come divertirsi”. I tempi cambiano, magari in passato era sufficiente un pallone e due porte abbozzate con quattro lattine in un prato e si passava il pomeriggio. Una bicicletta scarabocchiata ti faceva rivivere le tappe del Giro nelle strade del tuo quartiere. Uscivi di casa, citofonavi agli amici e via. Oggi il citofono non serve, c’è il cellulare, facebook, per dirsi “ci vediamo dopo la scuola”, indubbia l’utilità se degli strumenti ne facciamo buon uso. È tutto in real-time, tutto più veloce.

È forse questa una delle cause? La frenesia, i ritmi incalzanti della vita sociale? Hanno come diretta conseguenza una facile perdita di interesse? Una categorizzazione ed una divisione in gruppi sempre più omogenei a discapito di qualsiasi integrazione? Ma se così fosse mi soffermerei sulla questione: cosa interessa ai giovani? Per fortuna la generalizzazione non è ancora arrivata a questo punto, ma poggiando l’orecchio sulla rotaia si sentono gli zoccoli in lontanza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *