di Pablo Colturi
C’era una volta Cappuccetto Rosso, il lupo cattivo e… il bosco di cintura pavese. Ecco più o meno così potrei incominciare una favola della buona notte, oppure così potrebbe essere la realtà da qui a qualche anno nella nostra città. Di cosa sto parlando? Sto parlando, udite udite, di quello che un team dell’Università pavese ha scritto nero su bianco nell’ultima proposta di strumento urbanistico per il Comune di Pavia e cioè: un bosco di migliaia di alberi che racchiuda l’intero centro abitato e più precisamente che colleghi il Parco del Ticino con il Parco della Vernavola seguendo il tracciato delle tangenziali, nascondendole nel verde. UAU direte voi, sì uau.Ok ma che cavolo è un bosco di cintura? Beh è proprio quello che vi state immaginando: un bosco, un bosco però urbano, e quindi al servizio e godimento della città e dei suoi cittadini. Questo significa tante cose positive, ma davvero tante. Stop alla cementificazione del territorio, aria più pulita, miglioramento del microclima (temperature), rafforzamento della biodiversità del territorio, aumento della qualità della vita, insomma la creazione di una nuova risorsa 100% sostenibile per il territorio quasi a costo zero. Un bosco, al contrario di un parco o di un giardino, richiede infatti spese di manutenzione bassissimi essendo in grado di autogenerarsi e, se impiantato con le tecniche giuste, anche di espandersi autonomamente.
Facciamo un po’ di storia: il bisnonno di questa idea è la Green Belt, inglese che vede la luce intorno agli anni trenta del secolo scorso e già a quei tempi prevedeva di limitare l’espansione urbana incontrollata di Londra, Birmingham e Sheffield e poi attuata anche da altre città inglesi e gallesi, attraverso l’individuazione di una fascia verde composta da boschi, campi coltivati e spazi aperti protetti. Sono passati lunghi anni da quelle prime grandi esperienze e si è dovuto aspettare l’ultimo ventennio affinché in Europa quest’idea riprendesse piede spinta dalle nuove attenzioni verso la sostenibilità e la difesa dell’ambiente. Oggi anche l’Italia vanta diversi esempi in fase di progettazione o realizzazione. Tra i più estesi ed ambiziosi c’è il caso milanese. Un altro esempio è il progetto per il passante di Mestre, mentre il caso di Reggio Emilia per questioni di scala è forse il più interessante per Pavia…
Voglio concludere, quindi, mandando a nome penso di tanti cittadini un invito spassionato al Sindaco, all’amministrazione comunale, ai proprietari dei terreni agricoli, agli imprenditori, alle associazioni ambientaliste della zona e chi più ne ha più ne metta, affinché possano trovare un’intesa e iniziare a lavorare alla realizzazione di questa grande idea. Viva il bosco di cintura!
La trovo un’ottima idea, mi unisco al vostro invito, affinchè questo progetto si realizzi al più presto.
e i lupi?? io voglio anche quelli però! :)
Quattro pallini sulla carta vengono presentati come una grande innovazione… tra l’altro con errori linguistici e di battitura.
Fate scrivere a chi lo sa fare, fate progettare a chi lo sa fare.
Che acredine ingiustificata e priva di alcun contenuto per un nostro nuovo collaboratore. Un paio di piccolissimi refusi – ora corretti – sono tali da giustificare ciò? Non ci pare!
Grazie mille Giuse, lo spero tanto anche io!
Mark, appena abbiamo il bosco ci mettiamo quello che vuoi! haha
Caro Giovy, questo articolo non è un elogio al team dell’università che ha redatto il piano. A livello di progettazione siamo ben lontani da una vera proposta, che però confido arriverà in un secondo momento magari espressamente richiesta dal Comune o da una qualche associazione.