L’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (INE) ha reso pubbliche le proprie previsioni riguardo l’andamento della demografia spagnola nei prossimi dieci anni. La proiezione è a dir poco pessimistica: si dovrebbe, infatti, verificare una perdita di popolazione superiore al mezzo milione e questo per la prima volta nella storia del paese. Tutto ciò prevalentemente a causa del fatto che l’emigrazione supererà l’immigrazione. Uno dei dati che più colpiscono è che il 90% di coloro che varcheranno la frontiera saranno stranieri, contro il solo 10% di spagnoli. Non a caso l’articolo di Fernández Cordón apparso su El País è intitolato “Adiós a los mejores”.

Senza i dati relativi agli immigrati a nascondere le condizioni attuali in cui versa la società spagnola balza all’occhio un tasso di natalità così basso da rasentare la crescita zero. Le funzioni svolte dagli immigrati sono principalmente due: l’occupazione di posti di lavoro e la spinta all’andamento demografico.

È già da almeno due anni che i giovani meglio istruiti, resisi conto che la situazione non è destinata a migliorare nel prossimo futuro, hanno cominciato ad abbandonare il Paese che si trova, così, privato dei giovani e degli immigrati migliori, che più servono. Tuttavia quanto possono risultare affidabili queste previsioni? Evidentemente molto poco visto che sono le stesse che per il biennio 2009-2010 prevedevano una poderosa crescita.

Rimane il fatto che le nascite non sembrano affatto destinate ad aumentare. Questo è dovuto principalmente all’entrata delle donne nel mondo del lavoro senza che sia ancora stata attuata una vera politica paritaria.Cosa significa, infatti, avere a disposizione mano d’opera femminile? Fondamentalmente ridurre il costo del lavoro dal momento che gli stipendi delle donne sono inferiori rispetto a quelli dei colleghi uomini. Ovviamente, all’interno di un panorama di questo tipo non possono essere previste agevolazioni per incentivare al mettere al mondo dei figli se l’unica prospettiva certa è quella di perdere il proprio posto di lavoro.

ilaria padovan