BERLIN CALLING – EMIGRARE IN GERMANIA

Era da qualche mese ormai che Martin, detto lo Human, mia vecchia conoscenza Erasmus, mi raccontava della sua nuova vita in Germania dove ora vive con la sua ragazza italiana, Valentina. Entrambi sono dei giovanissimi architetti da poco laureati rispettivamente alle università ETSAS di Siviglia e IUAV di Venezia. Nelle brevi ma intense chattate su Facebook mi hanno raccontato dei loro primi successi professionali: un secondo posto e una menzione d’onore in due concorsi d’architettura. Più volte mi hanno invitato ad andarli a trovare a Berlino e a ottobre, mentre a Pavia ancora non era arrivato il freddo, i curriculum inviati non ricevevano risposta e notizie sempre più nere sull’economia italiana arrivavano dai giornali, la soluzione ‘andarsene dall’Italia’ si faceva sempre più insistente tra i miei pensieri. Di lì a poco mi decisi a comprare un biglietto per Berlino Schönefeld e verificare personalmente il sogno tedesco.

Immerso nella lettura dell’ultimo numero del The Economist il viaggio dal terminal due di Malpensa passa in fretta, anche grazie ad un animata discussione con uno steward che pretende di imbarcare forzatamente la mia valigia a mano. Sono le 11 di sera quando scendo dalla fermata sopraelevata di Gorlitzer, nel bel mezzo del quartiere turco di Kreuzberg dove ho prenotato un letto a 12 euro a notte in una camerata dell’ostello Bax Pax. Kreuzberg è un quartiere da sempre popolare, assieme a Friedrichshain è il cuore della vita underground berlinese, ristoranti orientali e negozi di ogni genere occupano i piani terra, mentre più in alto sulle facciate degli edifici centinaia di paraboliche puntano in un’unica direzione. Noto con meraviglia la pressoché totale assenza di turisti italiani in questa zona e anche in ostello conosco solo francesi, americani e australiani. Gli italiani li ritrovo invece fare shopping nelle zone più ‘cool’ e più care della città come Mitte o Prenzlauerberg dove i prezzi possono anche raddoppiare. Berlino rimane nonostante tutto una delle capitali più economiche d’Europa, e non solo per i prezzi dei numerosi cibi terminanti in -wurst (bratwurst, currywurst, ecc. e simili), ma anche e soprattutto per i prezzi delle case: un bilocale in zone centrali può costare anche solo 300 euro al mese, spese incluse.

Berlino è una città viva e stimolante, in breve tempo si concede e si lascia amare da chiunque la voglia scoprire. È una città libera, qui tante cose da noi illegali sono permesse: è il caso ad esempio dei graffiti, in passato usati dai cittadini di Berlino Ovest per disattivare gli effetti del muro, poterlo dipingere lo rendeva violabile e quindi innocuo.

Lo stile preferito a Berlino è quello sostenibile e un po’ retrò del ‘riutilizzato’: è facile vedere locali arredati interamente con oggetti usati, sedie non abbinate, e l’uso di colori ‘vecchi’ solitamente varianti del verde e del fucsia. Sulla stessa falsa riga corre il look dei ragazzi e delle ragazze berlinesi: i primi sono soliti vestire pantaloni stretti neri o colorati, giubbotti di pelle e cuffie colorate; per le seconde esiste una particolare e marcata predilezione per le calze strappate, i cappotti voluminosi e tutto ciò che sembra uscito dall’armadio della zia. Le scarpe hogan, i giubboti woolrich, i colori beige e marroncino fanno invece inorridire un berlinese.

Berlino è una città caoticamente ordinata, è una città nelle apparenze e nella mentalità opposta a quelle nostrane: se noi siamo soliti spostarci in macchina, loro preferiscono la bicicletta e i mezzi pubblici (più comodi e moderni dei nostri), se i nostri locali sono illuminati da freddi neon colorati, i loro lo sono da vecchie lampadine a incandescenza e candele, se noi preferiamo lo stile minimal loro adorano quello kitsch.

Tornando ai miei amici, Martin e Valentina si trovano bene qui, sentono che al momento è qui dove vogliono vivere e trovare un lavoro. Mi danno alcuni consigli validi per tutti quelli che stanno pensando di seguire la loro strada: «Non trasferirti a Berlino se non hai un lavoro già accordato prima, perché senza garanzie qui non ti danno nulla in affitto» e poi «Non trasferirti senza prima sapere l’inglese perfettamente» e ancora «Nel dubbio studia anche il tedesco, non è vero che qui tutti parlino bene l’inglese».

servizio di pablo colturi

  6 comments for “BERLIN CALLING – EMIGRARE IN GERMANIA

  1. Bolzo
    11 novembre 2011 at 11:37

    Già vista due volte. Città a dir poco fantastica, trasmette vita e trasuda voglia giovane di mettersi in gioco, di provare di costruire qualcosa. Trasuda tutto quello che da noi è solo un vorrei, mentre da loro è un facciamo. Piccolo appunto è sull’inglese: non so una parola in tedesco e con l’inglese stai sempre tranquillo per quello che riguarda la vita da turista, ma anche un po’ oltre. E’ la capitale dell’educazione per certi versi, dove in pieno orario di punta di ritorno verso casa, mentre ero a consultare una cartina, un distinto uomo in giacca e cravatta si ferma con la sua BICICLETTA per chiedermi se avevo bisogno di aiuto e mi consiglia la strada migliore per la mia destinazione. Prezzi bassissimi se si evitano le “frocerie” da turisti e si fa i “berlinesi”. E poi musica per tutti i gusti con locali che offrono un po’ di tutto live, dal punk adoratissimo all’elettronica e minimal più spinte.

  2. mark
    11 novembre 2011 at 12:34

    grande pablo! veramente un ottimo lavoro!

  3. 11 novembre 2011 at 13:42

    Mi è piaciuto veramente leggere le tue impressioni. Hai cattato l`essenza di questa città perche seri anche tu parte di Lei. Essere io parte del tuo relato, della tua visione di Berlino è un onore… prevedo nuovi viaggi transalpini e nuovi motivi per accendere i fuocchi, per far suonari i calici…
    Un abbraccio amigo

  4. Massimo
    11 novembre 2011 at 15:06

    Il Chicken dentro all’ascensore ce l’ho ancora impresso.. atmosfera da tokio!

  5. 11 novembre 2011 at 16:44

    leggendoti ho avvertito il fascino di queste metropoli contemporanee… io ricordo i suoi bar…che atmosfere! e lo stile dei giovani…magnetico!

  6. Pablo Colturi
    12 novembre 2011 at 13:36

    Grazie ragazzi per i commenti, e grazie per aver contribuito con essi a completare il senso di questo articolo

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