JUNK SPACE PAVIA – OSSERVATORIO FOTOGRAFICO SULLA PAVIA SUBURBANA

da UAU magazine n. 17, marzo 2012

I luoghi della periferia sono da sempre guardati con indifferenza dagli occhi di chi li abita e con disgusto da chi li attraversa. Sono spazi generati dalla modernità e al contempo sono la scenografia delle nostre vite. Sono spazi enormi, rarefatti, ripetitivi, privi di identità, sono spazi autoritari, ostili e pensati per il trionfo dell’automobile sull’uomo. Ma sono anche luoghi che ci circondano, che ci influenzano e che ormai fanno parte di noi.

Il Junk Space – tradotto letteralmente spazio spazzatura – oggi è ovunque, non è un errore perché nel frattempo è diventato la regola. Il Junk Space non è sempre e banalmente uno spazio sporco o degradato, il Junk Space può essere inteso alla stregua di un sacchetto dell’indifferenziata: un continuo formato da differenti elementi contraddittori, maleodoranti e informi che senza soluzione di continuità, senza una geometria chiara e solo temporaneamente acquistano unendosi una forma. Da queste considerazioni nasce il progetto (non solo) fotografico JUNK SPACE PAVIA che ha l’intento di indagare lo spazio periferico della  città contemporanea attraverso il caso particolare pavese, ponendo particolare attenzione agli aspetti architettonici, sociali e simbolici.

Il principale strumento di condivisione e confronto del progetto è il blog “Junk Space Pavia – Osservatorio Suburbano” realizzato per raccogliere e rendere pubblici i risultati del lavoro. La progettazione del blog è stata pensata cercando di ricreare un’esperienza simile a quella che siamo quotidianamente costretti a vivere durante l’attraversamento degli spazi dilatati delle nostre città: un bombardamento costante di immagini e luoghi poco o per nulla coerenti tra loro che ci disorientano,  ci dominano e ci attraggono allo stesso momento. Il materiale è catalogato scientificamente con titolo descrittivo, data e posizione geografica del rilevamento. Una descrizione tra il delirante, il filosofico e l’ironico svela possibili riflessioni e sensazioni, cercando un attivo coinvolgimento da parte dell’osservatore.

Il libro Junkspace di Rem Koolhaas ci ha guidato nella riscoperta e nello studio di questi spazi aiutandoci a scovarne la ricchezza, la fertilità e l’attualità.

Responsabili del progetto:

Pablo Colturi e Ruggero Pedrini

Hanno collaborato:

Simone Ludovico, Alessandro Maestri, Alessandra Manini, Massimo Toesca, Giovanni Pancotti, Giacomo Carena e Davide Mazzella.

Per maggiori info sul progetto visita:

http://junkspacepavia.tumblr.com/

Partner del progetto:

Uau Magazine e Associazione MoreThanArch

 

1. Punto di ritrovo

via Santo Spirito

foto di Alessandro Maestri, testo di Pablo Colturi

Oggi Pavia e altre città italiane hanno grosse difficoltà nel proporre luoghi di incontro realmente attraenti per i propri cittadini. Il privato come è noto fa meno fatica, egli dispone infatti di una serie ben collaudata di tipologie socialcome il centro commerciale, il multisala e il bar-da-gino-giù-all’angolo.

2. Spazio pubblico #01

viale Sauro 

foto di Giacomo Carena, testo di Pablo Colturi

Panettoni come a natale. Piccoli monumenti sparsi nella nostra città commemorano l’epocale sconfitta dello spazio pubblico per mano del individuo individualista spacciatore, intellettuale, evasore, imprenditore, immigrato e fruttivendolo. (Siamo tutti più buoni?).

3. Abitanti del junk space #04

Via Riviera, Pavia

foto di Ruggero Pedrini

Trattamento in stile arte povera/minimalismo per individuare spazio pedonabile e carrabile. Materiali utilizzati: asfalto, cemento, erbaccia.

4. Confine di proprietà #04

Strada Provinciale per Mortara

foto di Simone Ludovico, testo di Ruggero Pedrini

Nonostante il confuso mix di elementi che poggiano a terra, il banchetto ortofrutta assume un aspetto maestoso grazie al preciso coronamento luminoso.

5. Strada urbana

via Lomonaco

foto di Davide Mazzella, testo di Ruggero Pedrini

La visibilità e la chiarezza degli annunci e delle rivendicazioni grafiche giovanili sono garantite dall’oculata scelta di non prevedere ingombranti marciapiedi davanti ai muri – bacheca.

6. Simbolismi urbani

via Chiozzo

foto e testo di Pablo Colturi

È nato un nuovo simbolismo. Nuove sacre raffigurazioni sono comparse ovunque nelle nostre città: esse ci dicono cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sono una nuova permeante e silenziosa religione che ci accompagna durante le scelte della nostra vita fatta di quotidiani spostamenti motorizzati.

 

7. Pumino ti amo

via Cascina Giulia

foto e testo di Pablo Colturi

L’asfalto nella sua sconfinata indeterminatezza, non da misura allo spazio che percorriamo, perché non è più lo spazio a essere autonomo protagonista della città, siamo noi con la nostra presenza (e quella della nostra automobile, moto, bimbo, cane, trolley, triciclo) a dargli l’unica possibile chiave di lettura.

8. Abitanti del junk space

quartiere San Lanfranco

foto e testo di Ruggero Pedrini 

Un vero abitante del Junk Space è sempre in gabbia. Gabbie molto ampie, migliaia di metri quadrati d’asfalto e con vista su natura morta.

 9. Fermata dei mezzi pubblici

via Chiozzo

foto di Giacomo Carena, testo di Pablo Colturi

Eroismo e stoicismo coagulato in piccoli monumenti urbani luminosi. Baluardi della res pubblica. Altissima e quasi commovente testimonianza di società che tenta di diventare civile e non solo civilizzata.

10. Abitanti del junk space #06

da qualche parte intorno a Pavia

foto di Simone Ludovico, testo di Ruggero Pedrini

Un misto di stupore e diffidenza contraddistingue sempre il vero abitante del junk space nel momento in cui ci si mostra interessati alla quotidianità. Qui, in particolare, un piattissimo albero inventato sulla facciata di un capannone. 

11. Zoning suburbano

strada Paiola

foto di Alessandro Maestri, testo di Pablo Colturi

Lottizzazione urbanistica dal sapore antico-romano-greco con terreni semi agricoli, semi dormitori, semi abbandonati.

 

 

 

  2 comments for “JUNK SPACE PAVIA – OSSERVATORIO FOTOGRAFICO SULLA PAVIA SUBURBANA

  1. Davide
    14 settembre 2012 at 11:47

    Noioso intellettualismo senz’arte… fornire contorte interpretazioni a foto senza “peso fotografico” (eccetto qualcuna).
    Davvero non lo condivido, sembra più che le foto siano ad incorniciare la descrizione e non viceversa.

    Filosofie fotografiche diverse… forse.

    • 17 settembre 2012 at 13:46

      Guarda Davide il gruppo che ha partecipato a scattare a queste foto è molto eterogeneo, sono presenti sia fotografi professionisti che fotografi amatoriali, quindi è normale che la qualità delle foto non sia sempre elevata. Inoltre l’intento del progetto Junk Space Pavia -e così quello di questo articolo- non è quello di fare belle foto, ma bensì raccontare le aree periferiche della città di Pavia. Crediamo che sia fondamentale spostare l’attenzione di professionisti, istituzioni e opinione pubblica su queste aree urbane spesso dimenticate, evitate e sottovalutate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *