da UAU magazine n. 17, marzo 2012
Un paese dove tutti dovrebbero pagare le tasse, un paese dove i mafiosi dovrebbero stare in carcere, un paese dove i giornalisti sono liberi di scrivere un articolo senza il timore di essere censurati, un paese dove tutti i commercianti danno lo scontrino, un paese dove non esistono gare di appalto truccate o concorsi fasulli organizzati da chi ha già la lista dei vincitori in tasca, un paese dove i diplomi e le lauree sono frutto di sacrifici e anni di studio e non di una semplice compravendita, un paese dove i politici realizzano le promesse fatte in campagna elettorale, un paese dove i parlamentari hanno stipendi normali e svolgono il loro lavoro di legislatori, un paese dove un ragazzo che si affaccia al mondo del lavoro possa ambire a un posto pari alle sue capacità e alle sue qualifiche, un paese dove possiamo sperare di ottenere la pensione arrivati alla terza età e non attendere la reincarnazione.
Poi mi sono svegliata di colpo, al suono assordente della mia sveglia, ho acceso la televisione e ho capito che era solo un sogno, il sogno di vivere in un paese normale. Già perché da qualche anno la nostra cara Italia è paralizzata sui suoi errori e, invece di progredire, ci fa crollare nel baratro della recessione – una parola che quasi ci terrorizza; e oltre a questa situazione ambientale drammatica, anche l’economia e la politica destano non poche preoccupazioni. Sono anni che sentiamo parlare di una possibile catastrofe futura che profeti maya hanno fissato il 21 dicembre 2012, data della fine del mondo; ma se la vera catastrofe la stessimo già vivendo costretti a boccheggiare in una situazione di forte precariato?
Chiamatela recessione o crisi economica, alla fine il risultato non cambia, perché le tenebre si stanno spargendo ovunque e purtroppo non se ne vede la fine neppure con il binocolo. Chissà quando passerà la recessione? Bisogna pensare piuttosto a sopravviverle, tenendo duro finché la luce non tornerà, perché prima o poi, per la regola degli alti e bassi, tornerà.
Situazione dominata dal nuovo governo, sicuramente meno originale e spumeggiante del passato, costituito al vertice da un professore che vuol spiegare l’economia con la stessa semplicità con cui si insegnano le equazioni a un bambino di prima elementare, un uomo sobrio che non si trucca, non usa tacchi e i cui capelli sono naturali e coadiuvato da un Consiglio dei ministri, in cui c’è chi piange di fronte ai problemi e alle ingenti tasse che gravano sui cittadini, ma che si muovono per la capitale in grosse macchine blu, con la stessa ipocrisia dei passati politici, che dovrebbero tenere a mente una cosa importante, che se spendi più di quello che guadagni sei povero, mentre se spendi meno di quello che guadagni sei ricco. Sembra la scoperta dell’acqua calda, ma se gli economisti dell’alta finanza l’avessero seguita, probabilmente non ci sarebbe stata alcuna crisi economica.
alessia laterza