Domenica 20 gennaio alle 21 presso il Teatro Libero di via Savona n. 10, Milano andrà in scena uno spettacolo teatrale in favore degli orfanotrofi della capitale bosniaca intitolato “Sarajevo Mon Amour”. La rappresentazione, a cura della compagnia “Sottosopra Teatro alla ribalta” e dell'”Associazione Sviluppo e Promozione”, sarà a ingresso libero e gratuito e si prefigge la speranza di poter sensibilizzare il pubblico su una tematica così vicina a noi, ma spesso dimenticata.
La trama
Lo spettacolo è suddiviso in sette quadri intervallati da altrettante coreografie, con lo scopo di portare alla luce le atrocità di una guerra tanto vicina a noi nel tempo e nello spazio. Viene raccontato di stupri di massa, di campi di concentramento di cui ci auguravamo non dover più sentir parlare, di gente privata della propria casa, dei propri figli, della propria dignità, di stragi commesse nei mercati, nelle piazze, nelle città, davanti agli occhi attoniti degli spettatori e di un’Europa incapace di intervenire.
Sarajevo, Srebrenica, Mostar, città ora note per essere state sotto assedio per tre anni consecutivi, svelano il lato più oscuro dell’umanità, gridando con forza che oggi, in quella terra, c’è ancora bisogno di aiuti umanitari, ma ancor più di lavoro, educazione, cultura, rispetto per l’altro.
La genesi dello spettacolo
Lo spettacolo ha origine dalla riscoperta di una guerra accaduta al di là dell’Adriatico a fine anni ‘90. Da un lavoro di ricerca negli archivi delle biblioteche e della memoria nasce questo spettacolo, pensato e coreografato dai giovani della compagnia, per riscrivere una storia dolorosamente vera che colpisce lo spettatore nel cuore e nello stomaco.
Obiettivi concreti
Lo spettacolo, oltre all’obiettivo culturale di sensibilizzare il pubblico, si pone lo scopo di finanziare anche alcuni progetti. La borsa di studio per degli studenti universitari che, attraverso l’Associazione Bezdan con sede in Sarajevo, si impegnano ad impiegare parte del proprio tempo libero a servizio di alcune realtà di bisogno della città. La borsa è assegnata a chiunque ne faccia richiesta indipendentemente dall’etnia di appartenenza e il servizio è prestato a chiunque si trova nel bisogno, anch’egli indipendentemente dalla nazionalità.
Un piccolo ma quanto mai concreto tentativo per ritessere una trama di pace. Il sostegno economico alle missioni umanitarie del gruppo dell’Unità Pastorale Giovanile Barona 360 gradi a favore dell’Associazione Bezdan e degli orfanotrofi conosciuti nella città nei campi di lavoro estivi. Il finanziamento per viaggi turistici e culturali dei bambini degli orfanotrofi di Sarajevo in Italia durante il periodo estivo. La possibilità di avviare l’adozione a distanza di un bambino dell’orfanotrofio SOS Village Kinderdorf di Sarajevo.
Tematiche trattate e spunti di riflessione
Il testo dello spettacolo offre molti spunti per il dibattito e gli approfondimenti, permettendo di confrontare la guerra in Bosnia e le sue atrocità con i conflitti precedenti o attualmente in corso. Monologhi si alternano a coreografie che richiamano il tema del testo recitato, sollevando curiosità e domande.
Di seguito riportiamo delle frasi dello spettacolo con qualche dato storico, presentando tutti i quadri che vengono rappresentati.
“Quella donna ai piedi aveva le mie pantofole e sulle spalle un mio vecchio golf”
Durante la guerra in Bosnia l’obiettivo delle milizie che tenevano sotto assedio le città erano i civili, quasi l’80% delle vittime. Una volta uccisi o trasferiti gli abitanti nei campi di concentramento, le case venivano occupate dagli assedianti. Dopo anni di permanenza nei campi profughi, a chi era data la fortuna di tornare nelle proprie case, si presentava l’impossibilità di riabitarla, perché occupata dal nemico.
“Rimasi in ospedale giorni: non avevo diritto di parlare, non avevo diritto di avere un nome”
Uno dei risvolti atroci della guerra erano gli esperimenti chirurgici: uomini, donne, bambini, fatti prigionieri, venivano usati come cavie per portare a termine operazioni sperimentali, amputazioni, interventi ad organi interni, con un tasso di decessi altissimo.
“Mi sento disonorata e non riesco a immaginare alcun tipo di futuro”
L’arma dello stupro ha mietuto molte vittime negli anni della guerra; le donne venivano violentate da più uomini diverse volte al giorno; si sentivano così colpevoli, disonorate, prive di autostima. Obiettivo del nemico era il “figlio dell’odio”: mettere incinta una donna bosniaca significava lasciare in lei il seme del nemico per epurare la razza, far scattare un meccanismo di amore/odio nei confronti del bambino, un meccanismo che psicologicamente distrugge.
”L’uomo può veramente sopravvivere a tutto questo e non diventare pazzo?”
Chi non ha perso la vita nel conflitto si è visto togliere tutto: dalla casa, ai figli, alla dignità. La percentuale di persone che hanno finito la propria esistenza in un manicomio dopo la guerra è altissima. Migliaia, ancora oggi, gli orfani di guerra.
“Oltre che contro i morti a Srebrenica è stato compiuto un crimine contro i vivi”
La presenza/assenza dell’Europa nel conflitto balcanico ha permesso stragi, eccidi e tragedie come a Srebrenica, dove in soli due giorni sono stati uccisi 10.000 uomini, colpevoli solo di avere un nome musulmano. Oggi ancora non si è fatta giustizia, molti di quegli uomini non sono stati “ricomposti” a causa della distribuzione dei loro resti in diverse fosse comuni.
“La granata è piombata in mezzo alle bancarelle uccidendo gli ambulanti e i sarajeviti che cercavano di sopravvivere alla fame”
Le stragi in Bosnia venivano compiute nei luoghi più affollati, dove la gente era in coda per prendere la propria razione quotidiana di pane, o al mercato per comprare quel poco che si trovava, o al cimitero quando si seppellivano i propri morti.
LA COMPAGNIA
La compagnia nasce nel 1993 con l’intento di aggregare bambini e giovani del quartiere Barona di Milano tramite l’attività culturale del teatro. Lavora per qualche anno sui musical (“Forza Venite Gente” di Castellacci e Paulicelli, “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini, “Hairspray” tratto dall’omonimo musical, “Il re leone” della Disney) sino ad arrivare nel 2010 a portare nei teatri “Sarajevo Mon Amour”, che pone all’attenzione del pubblico le atrocità commesse durante la guerra che ha straziato la ex-Jugoslavia solo 15 anni fa. La sensibilità del gruppo nei confronti della Bosnia è nata dall’esperienza dei campi di lavoro portati avanti da alcuni giovani proprio a Sarajevo, dove hanno incontrato i bambini degli orfanotrofi SOS Village e Bielave. Questa è Sottosopra, una compagnia teatrale orgogliosa del proprio lavoro e del proprio motto: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere!”