GIORNATA DELLA MEMORIA, TRA SIGNIFICATI E PROSPETTIVE

Auschwitz

Arbeit macht frei” che in tedesco significa il lavoro rende liberi, è il beffardo messaggio di benvenuto che sovrasta i cancelli d’ingresso dei campi di concentramento nazisti, tristemente celebri per lo sterminio degli ebrei e oggi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Questa domenica 27 gennaio si celebrerà la Giornata della Memoria, “al fine di ricordare”, come riconosce la stessa Repubblica Italiana nella L. 211/2000, “la Shoah (lo sterminio del popolo ebraico, nda), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Tantissimi sono gli eventi di commemorazione in programma, quali mostre, letture, interviste, reportage, concerti e recital, ma cosa significa oggi il giorno della memoria? Qual è il suo valore nel presente e nel futuro?Serve a non dimenticare”, “Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” sono alcune dei motivi che ci vengono propinati ogni anno e che ormai hanno l’effetto di un film già visto.

Ma fino a che punto le nuove generazioni sono pronte a ricordare? E quanto è vero che ricordare i propri sbagli serve a evitarli in futuro? Un grande ebreo, passato alla storia per i suoi studi sulla psicoanalisi, Sigmund Freud affermava che “la sopravvivenza degli esseri umani si fonda anche sulla capacità di dimenticare, o di rimuovere i ricordi insostenibili. Un ricordo indelebile del passato può condizionare negativamente il nostro approccio al futuro”. Insomma, per Freud i ricordi negativi sono banditi dalla mente e dalla coscienza. E poi, è sufficiente proporre la memoria del passato a mono dosi annuali come se fosse un vaccino anti-razzismo e anti-tolleranza? O forse sarebbe più proficuo piantare nel terreno della cultura un seme che cresca e sbocci che si nutra di umanità e uguaglianza sostanziale?

Credo che le date da sole non dicano nulla, sono solo freddi numeri che riecheggiano nella memoria e che necessitano di spessore per potersi affrancare dalla banalizzazione; rischio che oggi corrono per il fatto di essere ribadite e ripetute troppe volte. La data del 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, è stata scelta 13 anni fa, nel 2000 dopo una complessa selezione iniziata negli anni ’90 fra varie possibili ricorrenze legate alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei.

È importante, però, non soffermarsi su una sola data, ma creare collegamenti con le varie ricorrenze al fine di giungere, riprendendo quanto detto da Baharier, principale studioso del pensiero ebraico, a un rinnovamento del linguaggio nel difficile compito di conservare la memoria perché “l’uomo è portato a dimenticare”. Bisogna tenere alto il livello di guardia ed evitare pericolosi coni d’ombra sulla verità, non si può pretendere di eliminare il problema con semplici giornate adibite al ricordo.

In qualsiasi ottica la si veda e ogni riflessione l’olocausto comporti, credo che esperienze come queste sconvolgano il cuore e macchino per sempre di vergogna e orrore chi le ha vissute; per tali ragioni nella Giornata della Memoria è importante non fermarsi solamente al passato, ma ricordare che bisogna vigilare attentamente per far sì che nulla del genere si ripeta nel futuro.

tiziana laterza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *