Ueno Hikoma, Veduta di Tokyo dal Colle di Atago, 1870 ca. © 2013 Città di Lugano
Museo delle Culture – Collezione «Ada Ceschin Pilone» – Fagioli
L’esposizione presenterà 112 stampe fotografiche originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed europei di quest’arte, agli albori della storia della fotografia, fra il 1860 e i primissimi anni del Novecento, in grado di esplorare l’idea dell’uomo e della donna, sia nell’immaginario occidentale dell’Ottocento, che nelle reali condizioni socio-culturali del tempo.
Dallo scorso 18 aprile e fino al 25 agosto 2013, Palazzo Ducale di Genova ospita una mostra che presenta 112 stampe fotografiche originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed europei di quest’arte, agli albori della storia della fotografia, fra il 1860 e i primissimi anni del Novecento. L’esposizione si inserisce tra le iniziative promosse in occasione della quarta edizione di La Storia in Piazza ( dal 18 al 21 aprile), il più importante festival di storia in Italia, dedicato quest’anno al tema “Identità sessuali”.
L’iniziativa, dal titolo Geishe e Samurai. Esotismo e fotografia nel Giappone dell’Ottocento, è curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, e da Marco Fagioli, realizzata da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da Giunti Arte Mostre Musei, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano che conserva un archivio composto da di oltre 5.200 fotografie all’albumina colorate a mano, per metà circa contenute all’interno di oltre 90 coevi album-souvenir racchiusi da coperte splendidamente decorate da maestri dell’arte giapponese della lacca. Si tratta di una delle maggiori collezioni del genere esistenti al mondo. Raccolta con erudita passione da Marco Fagioli a partire dal 1973, la collezione è stata interamente acquisita nel 2012 dalla Fondazione ‘Ada Ceschin Pilone’ di Zurigo che l’ha destinata in comodato permanente al Museo delle Culture di Lugano.
La rassegna ruota attorno all’idea dell’uomo e della donna giapponesi, così come si sono formate nell’immaginario europeo dell’Ottocento, ritratto nelle fotografie della Scuola di Yokohama, sia nelle reali condizioni socio-culturali del tempo, attraverso i capolavori di uno dei più importanti capitoli della storia della fotografia – nata in Europa ma subito sperimentata in Giappone – proprio nel periodo in cui, abbandonando un isolamento che durava da trecento anni, il Paese del Sol levante si apriva all’America e all’Europa, influenzando, con le immagini e le espressioni della sua creatività, il gusto dell’intero Occidente.
Il percorso espositivo seguirà un itinerario tematico, diviso in cinque sezioni, intervallato da tre piccole aree che presenteranno otto preziosi album-souvenir, e indagherà il contesto paesaggistico e culturale in cui è costruita l’idea di ineffabile perfezione, in cui si muovono i protagonisti, uomini e donne, della fotografia giapponese dell’Ottocento, quindi l’universo maschile, fatto di uomini e bambini ritratti nelle loro attività di tutti i giorni.
Anonimo, Veduta di Miyajima, 1880-1890 ca. © 2013 Città di Lugano
Museo delle Culture – Collezione «Ada Ceschin Pilone» – Fagioli
Si procederà analizzando l’armonia del quotidiano che contraddistingue il ritratto delle donne impegnate nelle attività domestiche e di tutti i giorni, il tempo del rito e della festa, con i ritratti dei diversi operatori del sacro e le immagini delle occasioni liturgiche e cerimoniali, la bellezza sublime, che permette di cogliere le coordinate ideologiche di un modello idealizzato di bellezza femminile asiatica che s’imporrà attraverso una sorta di cliché, destinato a durare a lungo nel tempo. Chiuderanno idealmente la mostra le due sezioni dedicate agli eroi dell’ultraesotico, con i ritratti di alcuni dei personaggi tipici della cultura giapponese del tempo (sàmurai, kendoka, lottatori di sumo, tatuati), affiancati da venti rare carte da visita che ritraggono attori del teatro kabuki, e alle città senza notte, sul tema e sulla realtà storica delle donne di piacere.
L’iniziativa genovese offrirà l’occasione di approfondire un momento della fotografia nipponica passato sotto il nome di Scuola di Yokohama, la cui caratteristica risiedeva nell’unire la fotografia, la forma artistica più d’avanguardia di quel tempo, con la tradizione delle grafiche giapponesi, realizzando stampe fotografiche su carta all’albumina delicatamente colorate singolarmente a mano da raffinati artigiani.
Queste immagini, destinate prevalentemente ai viaggiatori stranieri, offrivano rappresentazioni del paesaggio e della cultura giapponese, con una funzione che è sostanzialmente quella di produrre souvenir di viaggio e della memoria esotica. Tale genere esprime uno stile fortemente riconoscibile che non trova, allora, eguali nel mondo per la qualità dell’interazione fra la stampa all’albumina, la raffinatezza della ricerca fotografica e la finissima colorazione che, in alcuni casi, produce un risultato finale vicino a quello delle moderne fotografie a colori.
A realizzare tali capolavori furono artisti europei e giapponesi che risposero, innanzi tutto, al bisogno dei viaggiatori occidentali di portare con sé il ricordo di un paese che appariva loro per molti versi straordinario, nel momento irripetibile in cui la modernizzazione forzata dell’epoca Meiji (1868-1912) trasformava, a vista d’occhio, un mondo sostanzialmente medievale in una moderna nazione industriale. Grazie all’affermazione delle moderne tecniche di stampa, le stesse fotografie che assortivano gli album-souvenir di tali viaggiatori, furono utilizzate per alcuni decenni anche per illustrare una ricca pubblicistica fatta di guide, di resoconti di viaggio e, soprattutto, di descrizioni della vita quotidiana e dei costumi di un mondo che appariva all’Occidente come la quintessenza di un Oriente medievale, educato ed elegante, arrivato miracolosamente intatto alla soglie della civiltà industriale.
Fanno parte del percorso espositivo anche sette vasi di altissima fattura appartenenti alle collezioni del Museo di Arte orientale Edoardo Chiossone e databili nel periodo Meji. Il Museo – uno dei più importanti musei di arte orientale del mondo – è raggiungibile in pochi minuti a piedi da Palazzo Ducale per una visita che può rappresentare un ideale prolungamento della mostra. E’ conservato infatti in Villetta Di Negro un ricchissimo patrimonio di arte giapponese raccolto dall’incisore genovese Edoardo Chiossone: oltre 20.000 pezzi tra dipinti, stampe policrome, smalti, maschere teatrali, tessuti e costumi.
Museo di Arte orientale Edoardo Chiossone
Villetta Di Negro – Piazzale Mazzini 4N
Info: 010.542285
Orario: martedì – venerdì 9-19; sabato e domenica 10-19; lunedì chiuso
Anonimo, Venditore ambulante di scope, 1880-1890 ca. © 2013 Città di Lugano
Museo delle Culture – Collezione «Ada Ceschin Pilone» – Fagioli
GEISHE E SAMURAI. ESOTISMO E FOTOGRAFIA NEL GIAPPONE DELL’OTTOCENTO
Genova, Palazzo Ducale (piazza Giacomo Matteotti, 9)
18 aprile – 25 agosto 2013 – www.giapponegenova.it
Orari: Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00 – Lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso:
– biglietto, compresa l’audioguida: intero € 10, ridotto € 8, gruppi € 7, scuole € 4
– biglietto congiunto con la mostra Stanley Kubrick. Fotografo: intero € 14
– biglietto congiunto con il Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone” di Genova: intero € 12, ridotto € 10
Informazioni e prenotazioni: biglietteria Palazzo Ducale Tel. 010.5574065 www.palazzoducale.genova.it