di Andrea Albergati
Da sempre l’uomo ha desiderato la conoscenza piena e totale. Fin dall’antichità, come teorizza il filosofo James Hillman, il mito di Mercurio, messaggero degli dei, rappresentava l’ambizione di poter avere informazioni in tempo reale circa ogni fatto di qualsiasi angolo del pianeta. Questo desiderio è stato solo in parte soddisfatto dall’invenzione della stampa, che ha consentito una divulgazione capillare della conoscenza, ma che ha l’enorme limite di non poter essere esattamente simultanea con i fatti, di poter accogliere e conservare una quantità limitata di informazioni, di avere costi elevati e di non poter utilizzare, se non in misura limitata, l’immagine e per nulla il suono. La carta stampata ha la necessità di sintetizzare, selezionare, scegliere ed è opportunità riservata a pochi esperti che hanno costruito nel tempo prima la cronaca, poi la storia. L’avvento dell’informatica e di internet ha drasticamente mutato lo scenario, rendendo possibile una diffusione dell’informazione tale da modificare rapidamente il corso della storia contemporanea. La potenza di questo fenomeno consente di ascoltare con la stessa semplicità la musica degli anni ’60 così come l’ultima canzone di Sanremo, realizzando quella che è stata definita come “adessità” ovvero la contemporanea disponibilità di tutte le informazioni in un mondo ove ciò che era prima e ciò che è adesso risultano ugualmente disponibili. Peraltro i costi molto bassi dell’accesso alla rete consentono a chiunque di produrre informazione e metterla in rete creando la possibilità di diventare sia cronista che opinionista della realtà. Questo fenomeno, che sta alla base dei social network, ha determinato una conseguenza tanto importante quanto, fino a poco tempo fa, imprevedibile. In un mondo in cui tutti creano informazione, riportano notizie ed esprimono opinioni, la conoscenza della realtà risulta più frammentata, meno oggettiva, sicuramente più incerta rispetto a quando i mass media potevano creare un pensiero magari non unico, ma sicuramente meno disperso. Peraltro, la disponibilità quotidiana degli strumenti elettronici (da fotocamere e registratori dei cellulari, fino ai complessi sistemi di intercettazione telefonica) consente l’accesso e la conoscenza dei fatti più riservati delle singole persone, con particolare riferimento alle personalità della politica e dello spettacolo, mentre gli hackers più abili riescono ad avere accesso anche ai dati più riservati di natura diplomatica. Queste possibilità pongono alcuni problemi di ordine sociale ed etico. È corretto, è un diritto conoscere la vita privata più intima delle persone? È utile avere accesso ad informazioni che devono essere riservate? Saremmo disposti ad accettare di vivere in un mondo dove ogni cosa è conoscibile da chiunque? Cosa privilegiare fra esigenze di sicurezza e di libertà? Queste domande diventano sempre più urgenti proprio perché l’evoluzione della tecnologia è più rapida di quella legislativa e tende a “fughe in avanti“ durante le quali si percepisce un vuoto normativo dentro il quale si sviluppano comportamenti virtuosi e non. Personalmente non ritengo sia complessivamente vantaggioso per la comunità l’accesso alle informazioni di natura diplomatica, soprattutto se la loro divulgazione può compromettere equilibri internazionali magari raggiunti faticosamente, così come credo che la vita privata delle persone debba essere riservata almeno fino a quando non nasconda reati o grossolane patologie del comportamento. Le modalità con cui questo equilibrio debba essere raggiunto sono molto complesse e attengono non solo ai dispositivi legislativi, ma anche ad atteggiamento di responsabilità individuale e collettiva definita dai codici etici. Non credo che sia interessante un accesso infinito al contatto interpersonale ed alla informazione. Già oggi molte persone si rendono conto di occupare parte considerevole del proprio tempo leggendo e-mail di nessuna utilità o scambiando opinioni con persone che non conoscono e che sviluppano opinioni su argomenti di cui non hanno né competenza né esperienza diretta. Non è possibile conoscere tutto e non sarebbe neanche utile. Ciascuno di noi dovrebbe indispensabilmente scegliere le fonti più autorevoli dell’informazione e le notizie più importanti perché nel mondo del web circolano cose interessanti che si mescolano ad un mare di spazzatura. La differenza in futuro sarà, ancora una volta, fra coloro che sapranno scegliere le informazioni migliori e coloro che si accontenteranno di navigare in internet senza meta. Chi saprà di meno ma avrà notizie di maggiore qualità sarà più consapevole e orientato, chi non sarà in grado di scegliere sarà destinato ad una ignoranza che, paradossalmente, dipenderà proprio dall’eccesso di informazione.