Sole, cielo azzurro, aria frizzante: ingredienti tipici di un sabato primaverile. Gli splendidi cortili dell’Università, le statue, le magnolie e la presenza di sedici illustri alunni dell’Ateneo pavese: ingredienti atipici di un sabato primaverile. Se a questi due ingredienti aggiungete una platea di giovani curiosi la ricetta è fatta.
Quel sabato di fine maggio la nostra redazione era presente. Ci siamo divisi gli incontri in base agli interessi personali, e siamo riusciti a seguire tutti i sedici dibattiti. Poi ci siamo confrontati scambiandoci idee, impressioni e contenuti. Gli spunti più interessanti della giornata li trovate su questo numero di UAU, che abbiamo dedicato interamente all’evento organizzato dall’Associazione Alunni dell’Università di Pavia: “Un futuro in ogni cortile”. È stata una giornata dedicata ai giovani. C’era la disponibilità di tutti i relatori a fugare dubbi e dispensare consigli. Per i più intraprendenti c’era anche la possibilità di proporre le loro idee e progetti. Tutte cose più uniche che rare di questi tempi in Italia. L’intervento di Beppe Severgnini si è distinto particolarmente: la cattedra posizionata sotto una magnolia, la voce alta e chiara, il linguaggio giovanile, inequivocabile e soprattutto la quasi totalità del tempo dedicata al dibattito. Ha dimostrato di essere perfettamente conscio delle problematiche dei giovani d’oggi; dal rapporto con i propri genitori alle aziende italiane che non rispondono ai curriculum. Ha utilizzato spesso la parola talento, per convincerci a valorizzare i nostri talenti con tenacia, tecnica e tempismo. Ha spiegato come raggiungere il giusto equilibrio fra soddisfazione personale e risultati negli anni dell’università e nella vita lavorativa. È stato molto realistico e completo toccando non solo aspetti che un giovane vorrebbe sentirsi dire, ma anche quelli che deve sentirsi dire, accennando anche ad una generazione che rischia di perdersi, proprio la nostra, quella degli anni ‘80.
Nonostante la scarsità dell’ultimo ingrediente la ricetta si è rivelata buona. La scarsa presenza dei giovani, in particolare degli studenti dell’Università di Pavia non ha pesato in modo negativo sulla riuscita dell’evento, ma ha lasciato un diffuso e quasi palpabile senso di delusione verso noi giovani. Pochi giorni dopo, Beppe Severgnini nella sua rubrica Italians spiega la latitanza giovanile all’evento in questo modo: “Credo che talvolta i ragazzi – che difendo spesso, stimo molto e incito sempre – non capiscano che tra le T importanti della vita (talento, tenacia, tecnica) c’è anche il tempismo. Lo capiranno da grandi, e sarà tardi.” Ho dovuto per forza riportarvi le sue parole; non sono riuscito a trovare un modo migliore per spiegarvi che c’è ancora qualcuno in Italia che ci difende, stima e incita. Io imputavo l’assenza dei giovani a superficialità e disattenzione, ma effettivamente la parola perfetta è tempismo. Cari giovani, il tempismo non è fortuna. Il tempismo è una qualità; più precisamente è la qualità di chi agisce al momento opportuno e con la fortuna non ha niente a che fare.Il nostro invito, più volte ribadito su queste pagine, è di essere più attenti a quello che ci sta attorno, specialmente a tutto ciò che riguarda l’ambito universitario. Più attenzione e curiosità. Se non siete abituati a leggere sforzatevi di farlo. Se non siete abituati a partecipare e chiedere consigli sforzatevi di farlo. Se non siete abituati a dire la vostra opinione sforzatevi di farlo.
Per dare una possibilità di riscatto a tutti i giovani, rilanciamo l’invito. Stavolta l’appuntamento è per sabato 2 luglio 2011 all’Università di Pavia. Festa del laureato, quel giorno i giovani neolaureati ci saranno per forza, ma il nostro invito si estende anche ai già laureati che col tempo si sono resi conto che forse un giorno “gioverà ricordare”. Per noi, già laureati, il 2 luglio sarà solo un giorno in più di quei giorni in cui “gioverà ricordare” il nostro percorso universitario. Quel sabato d’estate Beppe Severgnini ci spiegherà la regola delle quattro T solo citata in questo articolo e noi saremo lì, ancora una volta, a fare nostra la sua esperienza.