di Marcella Pasi
Venerdì 5 agosto Standard & Poor’s, la principale agenzia di rating americana, ha comunicato di aver abbassato il grado di solvibilità dei titoli di debito degli Stati Uniti, portandolo da AAA ad AA+ per la prima volta da 1941, ovvero da quando esiste Standard and Poor’s stessa. La decisione non è stata improvvisa, piuttosto maturata nel corso dei mesi precedenti, preannunciata dall’agenzia al governo federale e ai mercati tramite una serie di warning, e poi confermata nonostante il raggiungimento dell’accordo tra repubblicani e democratici dell’innalzamento del tetto del debito. Vi è tuttavia un retroscena curioso che vale la pena di menzionare, riguardo la modalità di comunicazione del declassamento, poiché permette una serie di riflessioni.
Prima di effettuare il downgrade del debito pubblico statunitense, S&P aveva inviato una bozza preliminare del proprio comunicato stampa al Tesoro, e i funzionari di quest’ultimo hanno segnalato all’agenzia di rating la presenza nel documento di un errore di ben duemila miliardi di dollari; un qualsiasi esperto di bilanci avrebbe dovuto azzeccare quel calcolo, senza commettere errori così grossolani. Dopo qualche polemica S&P ha ammesso di aver sbagliato, ma ha ugualmente declassato l’America, limitandosi solo a cancellare dal proprio rapporto parte delle analisi economiche errate. Vale anche la pena di ricordare che S&P, insieme alle altre due più importanti agenzie di rating, Moody’s e Fitch, hanno rivestito un ruolo determinante nell’innescare la crisi finanziaria del 2008, quando assegnarono un rating positivo che non venne mai rivisto al ribasso sia a strumenti finanziari garantiti da mutui ipotecari rivelatisi insolventi, sia alla stessa Lehman Brothers. Anche in quell’occasione, a seguito del fallimento della banca d’investimento, S&P reagì rilasciando una dichiarazione in cui smentiva di aver commesso alcun errore di valutazione.Gli episodi sopracitati di certo non aiutano a generare fiducia nelle capacità di giudizio di S&P, e più in generale delle agenzie di rating, che non hanno mai offerto motivo per prendere sul serio i loro giudizi sulla solvibilità di una nazione.
L’economista americano Paul Krugman, all’indomani della notizia del declassamento ha commentato sulle colonne del New York Times come, nei rari casi in cui le agenzie di rating abbassarono il rating per paesi che, come l’America, godevano della fiducia degli investitori, hanno sistematicamente sbagliato. Basti pensare al caso del Giappone, declassato nel 2002 e tutt’ora in grado di contrarre prestiti sul mercato a bassi tassi, il che conferma la fiducia da parte degli investitori nella solvibilità dello stato. Almeno da un punto di vista economico, perciò, non c’è da temere: lo stato americano non fallirà e sarà ancora in grado di onorare i propri debiti nei confronti dei risparmiatori americani e degli altri paesi del mondo suoi creditori (in primis la Cina), anche senza la terza A, in barba ai rating di S&P. Non bisogna però essere ciechi: l’America non è più lo stato modello di una volta, e le ragioni del downgrade esistono e sono motivate. A far apparire inaffidabile gli Stati Uniti non sono le cifre di bilancio, ma i suoi attori politici. Ad essere in forse è la sua credibilità governativa. Questo ha minato il downgrade, la fiducia nel sistema America, provocando uno smacco d’immagine che sarà ben difficile ricostruire agli occhi della comunità internazionale.
L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la modalità di condotta della discussione parlamentare per l’innalzamento del tetto del debito governativo tra democratici e repubblicani; come sottolineato in un editoriale del Wall Street Journal “Democratici e Repubblicani si sono scannati su questioni ideologiche, mentre il punto centrale è che sia i democratici sia i repubblicani hanno passato l’ultimo decennio a sovvenzionare guerre senza fine, a salvare banche troppo grandi per fallire – vedasi il salvataggio da 85 miliardi $ dell’AIG 2009- e corporations come Fannie Mae, Freddie Mac, i colossi dell’erogazione dei mutui immobiliari nazionalizzati, e a fornire liquidità stampando moneta (il cosiddetto Quantitative Easing) avendo in mente un’ottica di breve periodo, che peraltro non ha avuto gli effetti desiderati”. Quando infine il temuto momento è arrivato, quando ci si è resi conto che non sarebbe stato più possibile continuare a spendere così indiscriminatamente, pena il default dell’intera nazione, dopo un teatrino di quasi un mese in cui entrambi gli schieramenti si sono arroccati sulle loro posizioni in modo ottuso, l’accordo trovato non è stato che, nuovamente, di breve periodo, sufficiente a traghettare il dibattito alle prossime presidenziali 2012, delegando il merito (o la colpa) di aver salvato (o fatto fallire) la più grande potenza mondiale del mondo al prossimo presidente degli Stati Uniti.
Rallegriamoci: per una volta sembra che sia l’America ad aver preso esempio dall’Italia.
PER SAPERNE DI PIU’
Il rating è il giudizio che gli analisti delle agenzie specializzate in questo tipo di valutazione (come Standard& Poor’ s, Moody’ s e Fitch) danno sull’affidabilità dei debitori. Gli Stati, ma anche le aziende private. Più è elevato il voto (il massimo è la tripla A) più il debitore viene considerato affidabile e questo significa solitamente che pagherà interessi più bassi per ripagare i possessori delle sue obbligazioni. L’ultimo gradino è la lettera «D», che vuol dire default, l’ impossibilità da parte del debitore di onorare le proprie obbligazioni e di poter pagare gli interessi e rimborsare il capitale.
Tabella Rating S&P |
AAA, AAA- |
AA, AA-, AA+ |
A, A-, A+ |
BBB, BBB-, BBB+ |
BB, BB- BB+ |
B, B-, B+ |
CCC, CCC-, CCC+ |
CC, CC-, CC+ |
C |
DDD |
DD |
D |
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PAESE RATING OUTLOOK
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Svizzera AAA Stabile
Hong Kong AAA Stabile
Svezia AAA Stabile
Germania AAA Stabile
Canada AAA Stabile
Danimarca AAA Stabile
Gran Bretagna AAA Stabile
Olanda AAA Stabile
Finlandia AAA Stabile
Norvegia AAA Stabile
Austria AAA Stabile
Francia AAA Stabile
Australia AAA Stabile
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Stati Uniti AA+ Negativo
Belgio AA+ Negativo
Nuova Zelanda AA+ Negativo
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Slovenia AA Negativo
Spagna AA Negativo
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Giappone AA- Negativo
Cina AA- Stabile
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Rep. Slovacca A+Stabile
Italia A+ Negativo
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Rep. Ceca A Positivo
Corea Sud A Stabile
Israele A Stabile
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Malesia A- Stabile
Polonia A- Stabile
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