QUANDO LO SCIOPERO SI TRASFORMA IN BAVAGLIO

Martedì 6 settembre 2011. Non proprio un bel giorno per il tanto caro e delicato binomio libertà di stampa/democrazia in Italia. Spieghiamo subito quello che è successo e che – in un paese normale diremmo “stranamente”, in Italia, invece, rientra nella norma – non ha avuto quell’eco che si meriterebbe. Probabilmente solo gli habitué in edicola o gli abbonati sul proprio iPad se ne sono accorti, dato il passaggio sotto traccia che ne è stato dato: il Corriere della Sera, il più famoso, venduto ed eminente quotidiano italiano, che non ha certo bisogno di alcuna presentazione, ieri non ha visto la luce, ossia la pubblicazione, a causa dello sciopero nazionale indetto dalla Cgil. Non è la prima volta che un quotidiano non si trova in edicola per tale ragione, certo, ma tale “blocco” solitamente veniva esteso a tutta la stampa nazionale.

Ecco l’editoriale del 5 settembre del direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli:

Lo sciopero nazionale della Cgil impedirà domani l’uscita del Corriere . La maggior parte degli altri quotidiani sarà in edicola. In precedenti occasioni, i lavoratori poligrafici, con grande senso di responsabilità, avevano garantito tutte le pubblicazioni. Questa volta no. La decisione è stata presa direttamente da Susanna Camusso. Ed è stato minacciato un ulteriore sciopero nel caso si tenti di far uscire ugualmente il giornale con le maestranze presenti. Un atto grave e discriminatorio. Ho chiesto al segretario della Cgil di esaminare la possibilità di una deroga. Com’è sempre accaduto. Le ho fatto notare che altri giornali, pur con molti dipendenti aderenti alla Cgil in sciopero – seppure in percentuale inferiore ai nostri -, appariranno regolarmente in edicola. Il Corriere no. Non ho ricevuto risposta. Educazione a parte, mi è sembrato di cogliere nelle parole della Camusso un fastidio nei confronti delle critiche e delle posizioni del Corriere che mi ha sorpreso e amareggiato. Ci siamo sempre comportati in maniera corretta con la Cgil, pur non condividendone alcune scelte. Nell’impedire l’uscita del giornale, Susanna Camusso scrive una pessima pagina della sua gestione. Nega i diritti di altri lavoratori e, soprattutto, dei lettori. Già, i diritti. Ne parlerà dal palco di Roma, domani, segretario?

Quanto accaduto riveste toni di una gravità davvero inaudita. La Camusso ha punito, minacciato, commesso un inaccettabile atto di forza, anzi di violenza, contro la libera informazione, ha imbavagliato il quotidiano che rappresenta la maggior parte dei lettori italiani. Ma per quale motivo? Perché il Corriere ha tenuto una linea editoriale che il sindacato considera quasi offensiva, come ha anche rilevato Pierluigi Battista. La stampa libera e indipendente, come ci insegna la storia, ha spesso visto messa a repentaglio la propria esistenza (o almeno autonomia) dai poteri economico/politici, ossia dai rappresentati di interessi ristretti. Oggi, invece, è un sindacato – strumento a tutela dei più ormai solo in teoria, parrebbe – a chiudere il becco a una voce democratica del paese e non certo a una testata in antitesi con il proprio schieramento politico (sia chiaro, sarebbe stato in ogni caso assolutamente intollerabile), ma a quella che, almeno per numeri, è lo specchio di un’intera Nazione.

Fa rimanere ancora più allibiti il silenzio complice di chi tace, acconsente e assolve questo comportamento della Camusso. Come se non sia il bavaglio in sé il nemico, ma solo le mani che lo accompagnano alla bocca: da alcune è tollerabile essere zittite, da altre no. A noi non piace tenere la bocca chiusa e soprattutto che altri, chiunque siano, impongano alla stampa un silenzio davvero assordante.

Per approfondire:

Una risposta a De Bortoli di Claudio Sardo dell’Unità

La posizione della FNSI

La pagina Facebook sostenuta da Battista

  1 comment for “QUANDO LO SCIOPERO SI TRASFORMA IN BAVAGLIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *