Questa mattina ho saputo da un’amica ed instancabile bibliotecaria che nel censimento 2011 la sua professione non è contemplata. Ammetto di essere rimasta incredula. Non è previsto che esistano bibliotecari, in Italia, nel 2011. Ho accusato il colpo e sono inorridita. Poco dopo un’altra amica che quest’anno voleva cominciare il Servizio Civile Nazionale Volontario mi ha informata che nei progetti previsti dalla nostra università è scomparso quello dedicato alle biblioteche (ed avendolo fatto nell’anno 2010-2011 so perfettamente quanto fosse utile, oltre che necessario).
Va bene: siamo in un periodo difficile, economicamente e politicamente; va bene: i fondi vengono tagliati di continuo e un po’ in tutti gli ambiti. Va bene? No, non va bene per niente, soprattutto in un Paese come il nostro che sembra stia muovendo giganteschi passi per ritornare ad avere buoni livelli di analfabetismo. La dimostrazione sono i test (seppur a mio parere inutili) INVALSI sostenuti da studenti di scuole medie superiori ed inferiori, ma soprattutto i test d’ingresso universitari. Parlo per esperienza personale: ho visto ragazzi diplomati magari con ottimi voti non avere alcuna idea di come funzioni, non solo la grammatica o la sintassi italiana, ma nemmeno l’ortografia. In un Paese in cui i futuri universitari, forse influenzati negativamente dalla scrittura di sms o in chat, non sanno che “qual” si scrive senza apostrofo o che “proficuo” non si scrive con la “q” (queste sono state alcune delle risposte ai test dell’anno scorso) non ci si può permettere di ignorare una professione come il bibliotecario dopo aver sminuito in ogni modo possibile quella di insegnante. Così si torna indietro e velocemente.
Qualcuno potrebbe dire che il futuro del libro sembra essere quello digitale visto il successo degli e-book. Possibile, anzi, altamente probabile, sia che si tratti di una vera e propria rivoluzione come quella di Gutenberg, sia che il vecchio libro in carta sopravviva, ciò non significa che le biblioteche scompariranno, tutt’altro. Quasi tutte offrono, o stanno cominciando ad offrire, un servizio di prestito anche per questo formato e, se il libro in carta dovesse scomparire, a maggior ragione acquisirebbero ulteriore importanza visto che si trasformerebbero automaticamente nelle depositarie di veri pezzi di storia e cultura.
Meditando, inoltre, su quanti soldi vengano investiti dagli enti privati e dallo Stato stesso nella fornitura di materiale alle biblioteche per offrire, ricordiamolo, un servizio del tutto gratuito al singolo cittadino, dimenticare una professione del genere nel nuovo censimento non può essere considerata una semplice svista e si spera che vi si ponga rimedio presto.
Sono, e spero di continuare ad essere, una fruitrice del sistema bibliotecario; mi associo all’incredulita della scrittrice dell’articolo, che trovo pertinente ed attuale.
Mi piacciono anche molto le immagini, soprattutto, questa!