Tra le vaste opportunità che ci offre la stagione autunnale per trascorrere i momenti liberi gustandoci musei ed opere d’arte, se vi interessa scoprire qualche nuovo punto di vista sulla pittura impressionista, o se ne siete già esperti ed appassionati, non potete non recarvi alle Scuderie del nostro Castello! Dal 17 settembre al 18 dicembre, infatti, sarà possibile visitare la mostra, inaugurata venerdì: Degas, Lautrec, Zandò. Les folies de Montmartre, a cura di Lorenza Tanani, produzione ed organizzazione curate da Alef – cultural project management di Milano, promossa dal Comune di Pavia con la collaborazione della Provincia di Pavia.
Si tratta dell’esposizione di 100 opere tra pitture e grafiche provenienti da collezioni pubbliche e private, con una partecipazione speciale della città di Toulouse che ci presta numerose opere, tra cui appariranno per la prima volta in Italia due prestiti della National Gallery di Washington e precisamente: À la Bastille di Toulouse-Lautrec e The Lodge di Degas.
Ci sarà la possibilità di ammirare le opere di tre grandi artisti della nouvelle peinture che sono stati in grado di rivoluzionare la storia e la tecnica della pittura, senza dimenticare che le transizioni non sono semplici nemmeno (o forse soprattutto) nel campo artistico. Non dimentichiamo, infatti, che Degas, per quanto innovativo e rivoluzionario, non ha mai condiviso completamente la tecnica della pittura en plein air, tanto da arrivare a dire all’amico Pissarro «Voi avete bisogno di una vita naturale, io di una fittizia», e non ha nemmeno mai abbandonato l’approccio accademico, né l’influenza profonda di Ingres nella produzione delle proprie opere. Anche Zandomeneghi, ribattezzato Zandò dagli amici francesi, pur essendo stato il più vicino al movimento impressionista e post-impressionista, tanto da partecipare ininterrottamente a tutte le mostre a partire dal 1879, rispetto De Nittis e Boldini, non ha mai rinnegato il proprio amore per il disegno, i valori lineari e il pastello, al pari di Degas. Infine, Toulouse-Lautrec, non abbandonò gli studi preparatori delle proprie opere e concentrò sempre il proprio interesse sulla figura, in particolare sulla figura degli emarginati, facendola sempre risaltare in primo piano e non fondendola con l’ambiente circostante come avrebbero voluto le regole della nuova pittura.
Per questi motivi la mostra ha un alto valore artistico e si rivela come la rappresentazione di un momento di transizione che, da quanto dimostrato dalla storia, è uno degli istanti più pericolosi, ma più significativi ed incisivi sulle vite di chiunque verrà in seguito.
Articolo particolareggiato e invogliante.