MIGLIORARE L’ITALIA, MA NON CON LA VIOLENZA: L’OUTING DEI POLITICI E LE RIVENDICAZIONI DEI GAY

di Giuseppe Eduardo Polizzi, consigliere nazionale di Arcigay e fondatore di Arcigay Pavia

La deriva massimalista, di una politica fortemente intrisa di propaganda e metodi violenti, non poteva non insinuarsi nel movimento omosessuale italiano. Vent’anni di cultura da “tabina leghista“ e “bordello berlusconiano” si sono condensati di recente nell’operazione outing (cioè svelare l’orientamento sessuale nascosto) di alcuni nomi noti della politica italiana, il cui mandante morale è Aurelio Mancuso ex presidente di Arcigay e attuale presidente di Equality.

I FATTI – In occasione della discussione della “legge” contro le discriminazioni omo-transfobiche Aurelio Mancuso dichiarava: «Se la legge contro l’omofobia non verrà approvata, la comunità gay reagirà con forza, smascherando tutti quegli omosessuali invisibili, politici, preti, uomini e donne di potere, che per nascondersi si accaniscono pubblicamente contro le libertà e i diritti delle persone lgbt» (www.gayfreedom.it, 19 luglio 2011). Per far questo si sarebbe appoggiato ad alcuni siti gay indipendenti.

Detto fatto: bocciata la legge il 23 settembre sono apparsi su un sito internet anonimo il nome di dieci politici di rilievo nazionale asseritamente omosessuali. Va detto che Aurelio Mancuso ha poi precisato che lui con quella pubblicazione non c’entra nulla… La sua sarebbe stata solo una provocazione. La Procura di Roma ha aperto un’indagine contro ignoti, per violazione del diritto della riservatezza… nei prossimi mesi ne sapremo di più: spero si farà chiarezza di chi sia l’autore materiale dell’operazione. Nel frattempo la comunità LGBT si è divisa sulla bontà dello strumento dell’outing quale mezzo per ottenere giustizia alla domanda sociale di diritti (quale il matrimonio, la tutela della salute e dell’incolumità).

Arcigay, la più grande e la sola rappresentativa associazione LGBT d’Italia, che conta centinaia di migliaia di soci ha condannato l’azione ispirata da Aurelio Mancuso, bollandola come: «Una pagina da operetta (…) banale gossip (…) L’operazione così conclusa non ha alcun valore, ma solo il ridicolo della sua inconsistenza e il cinismo con cui ha giocato sulla stanchezza delle persone lgb».

Una posizione netta e chiara che non lascia dubbi: esprime la storia di un’associazione che da trent’anni rivendica, lotta, ed è soggetto interlocutore con le istituzioni, che non vuole avvallare l’idea che il fine della piena parità dei gay giustifichi qualsiasi mezzo. Noi, siamo contro la violenza.

I principi ispiratori la nostra azione sono chiari e la contrarietà all’outing si basano su due linee: sosteniamo convintamente che non si può rispondere all’incoerenza di alcuni nostri politici usando strumenti che noi condanniamo in quanto violenti (l’outing è tra questi); altresì pensiamo che sia necessario impegnarsi e non cedere, perché è nostra responsabilità farla migliorare questa Italia e portarla a essere un Paese normale.

Ciò in quanto siamo un movimento pacifista e l’outing è contrario ai principi su cui Arcigay è stata costruita. Come dirigente della locale sezione di Arcigay, anch’io sono a conoscenza di gay nel mondo politico, culturale, religioso e universitario di Pavia: ma mai, e dico mai, userei queste informazioni per ottenere qualcosa in cambio… per far scandalo o cose del genere.

L’outing è, dunque, odioso e impraticabile. Chi lo sostiene, lo avvalla, lo lancia anche solo come boutade per poi lavarsene la mani dovrebbe chiedersi se si vuole essere complici di una politica meschina. Noi vogliamo essere parte di un’Italia diversa, di una politica italiana seria, il nostro racconto è pacifico e lo sarà anche di fronte a chi cerca di buttare tutto all’aria, per poi magari (ri)proporsi come guida del movimento LGBT.

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