Purtroppo non hanno avuto grande risonanza, ma anche in Israele i giovani hanno manifestato e manifestano tutt’ora nelle vie e nelle piazze, soprattutto a Tel Aviv, la metropoli più occidentale del Paese, da dove il movimento ha avuto origine. Come gli altri movimenti giovanili si trovano ad esprimere il proprio malcontento nei confronti di una politica dello stallo, che non prende iniziative e che non sta portando a nulla. Molte sono le voci che criticano Netanyahu per come sta gestendo l’incombente e preoccupante isolamento dello Stato, o meglio per come non lo sta gestendo affatto, limitandosi a non cedere di un millimetro, sia che si tratti di scusarsi pubblicamente per l’attacco alla nave turca, sia che si tratti della spinosa questione palestinese. Non sono, senza dubbio, giorni facili per un Paese che vede alleati storici come l’Egitto o la Turchia chiudere ogni tipo di relazione e rapporto. Non sono giorni facili anche e soprattutto per la richiesta palestinese inoltrata all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Si tratta, comunque, di una situazione che riguarda direttamente anche noi: come si esprimeranno, infatti, gli Stati membri? Per quanto una rottura tra Unione Europea e Stati Uniti non sarebbe auspicabile, soprattutto nel difficile momento di crisi in cui ci troviamo, sembra essere una delle prospettive non solo possibili, ma anche probabili visto il forte appoggio che la Francia ha sempre garantito allo Stato palestinese, Francia che negli ultimi mesi non ha nascosto la volontà di far sentire la propria voce dentro e fuori l’Europa. E la situazione è resa ancora più complessa dalle recenti dichiarazioni della Turchia che si è detta pronta ad abbandonare il progetto di far parte dell’UE per trasformarsi in un interlocutore indipendente, forte economicamente, politicamente e militarmente.
È inevitabile che gli assetti mondiali si stiano modificando ed è comprensibile che nessuno azzardi l’intrapresa di azioni avventate, ma rimanere immobili in attesa di un aiuto esterno o della possibilità alquanto remota che la situazione si risolva da sola per il meglio, come sta facendo il governo israeliano sembra davvero la scelta peggiore.