Passano le scottature estive, arrivano quelle invernali. Ancora rialzi sui prezzi dei trasporti. Non basta la finanziaria con l’aumento dell’iva al 21%, le Ferrovie dello Stato hanno voluto tenerci “in caldo”. Ma la domanda che sorge spontanea è «ma tutti questi soldi in più a cosa servono?». La risposta è sempre quella, «stiamo migliorando i servizi per voi», eppure a circolare sono sempre gli stessi treni mal curati, che si bloccano in mezzo alla pianura padana, ti lasciano sul binario in attesa di sapere se mai partirà o se il ritardo da 5 passerà a “Soppresso”.
In queste prime 3 settimane di settembre sono stata testimone di ritardi infiniti nel 90 % dei casi in cui ho dovuto prendere il treno. Poi ci chiediamo come mai gli stranieri hanno una concezione dell’italiano medio senza cognizione del tempo. Di certo non sono i mezzi trasporto ad aiutarci ad essere persone puntuali.
Dal 2008 i biglietti e gli abbonamenti vanno in salita, ci avviciniamo a quasi il doppio dei prezzi applicati 3 anni fa. Prezzo più alto, miglior qualità? Mi piacerebbe domandarlo a quegli individui che intervistavano i passeggeri sulla qualità del servizio Trenitalia qualche mese fa. Sicuramente avranno delle risposte interessanti, peccato che con le statistiche non si arriva in tempo alla destinazione segnata sul biglietto.
Ma cosa si può fare contro il carovita? Di certo prendere la macchina non ci fa risparmiare, né facciamo del bene all’ambiente. Forse dovremmo vendere le ferrovie a qualche imprenditore svizzero. Chissà che almeno nelle tempistiche non si diventi ferrei. Cosa resta da dire? «Ci scusiamo per il disagio».
giuseppina cuccurullo