Già non eravamo tra i Paesi in cui la libertà di stampa poteva essere un vanto. Ce lo ricordiamo tutti Celentano che scorre la classifica che ci vedeva piazzati agli ultimi posti. Poi abbiamo perso la possibilità di avere un notiziario televisivo affidabile, e in un Paese in cui la maggior parte della popolazione è anziana e non ha altri mezzi per informarsi se non proprio la televisione, non è difficile comprendere quanto ciò sia grave e deleterio.
La stampa ha resistito un po’ più a lungo, ma si sa, gli italiani non amano i quotidiani, a meno che non si tratti, ovviamente, della Gazzetta. Ci rimane pur sempre internet. No, ci rimaneva. Dopo lo sconcertante attacco di Vasco Rossi a Nonciclopedia, assistiamo oggi a qualcosa di ben peggiore e preoccupante: Wikipedia rischia di essere chiusa grazie al disegno di legge in materia di intercettazioni. Se l’informazione non è libera non sono libere le persone e non si può più parlare di democrazia. Tutti abbiamo letto 1984. Tutti sappiamo che chi controlla l’informazione ha un potere immenso.
Da oggi la pagina italiana è “chiusa”, al suo posto un comunicato che ne spiega le ragioni. È ancora tutto provvisorio, certo, ma quanto ci vorrà prima che i siti “non graditi” vengano oscurati davvero? Quanto ci vorrà prima che si debba tornare alla clandestinità per far circolare le notizie che è nostro diritto conoscere? Quanto vogliamo cadere in basso?
Quello che mi consola e che mi spinge a rimanere nella schiera degli indignati, invece che passare a quella dei rassegnati è sapere che i giovani vogliono essere informati perché ne hanno compreso l’importanza. Noi di UAU siamo qui anche e soprattutto per questo. Vi garantiamo fin da ora che noi di UAU non chiuderemo e che non verremo oscurati da un provvedimento taglia gambe.
ilaria padovan
Non so rispondere alla domanda: QUANTO VOGLIAMO CADERE IN BASSO, pensavo avessimo già toccato il fondo. Questo fa di me una rassegnata, ma sono contenta che esistano gli indignati e confido molto in loro.