Cos’è successo? Cos’è cambiato da quando l’America e il mondo osannavano il nuovo Presidente degli Stati Uniti o gli regalava il premio Nobel per la pace? È sempre democratico. È sempre il primo presidente nero. È sempre nato alle Hawaii, con la nonna tedesca, però americanissimo: l’icona del multiculturalismo e della pacifica convivenza. Gioca sempre a basket e non ha smesso di mangiare hamburger made in USA. Eppure, nei sondaggi la sua popolarità è crollata. Gli indignados dilagano da Wall Street al ponte di Brooklyn (dove molti sono stati arrestati, giusto per dimostrare che gli Stati Uniti sono sempre i migliori in fatto di democrazia applicata); gli americani si chiedono se non sarebbe stato meglio votare McCain e non hanno dubbi sul fatto che tra W. Bush e Obama era meglio il primo.
Nemo profeta in patria? Certo. È un periodo difficile? Non ci sono dubbi. La disoccupazione è ai massimi storici? Così dicono le statistiche. Ma non è il primo Presidente che affronta periodi del genere; è il primo che lo fa prestando attenzione a sorridere sempre e ad avere una parola buona per tutti. Forse non ha capito bene che non è il Papa. Anche Bush non ha avuto un periodo facile, non roseo quanto quello attraversato da Clinton nel suo doppio mandato almeno: è stato eletto in concomitanza con l’11 settembre, ha mandato innumerevoli soldati ad immolarsi per la Patria in Iraq e Afghanistan (cosa che non ha smesso di fare nemmeno Obama, tra l’altro). Nonostante questo gli americani lo preferiscono.
Quindi cosa c’è di diverso? Perché Obama, che sarà pur sempre meglio del caro W. Bush, sta venendo abbandonato da tutti, elettori compresi? Perché ha voluto accontentare troppo, perché ha tentato il suicidio provando a far contenti tutti e, invece, com’era logico aspettarsi, ha lasciato tutti insoddisfatti. Ha lavorato su tutti i fronti possibili e ha ottenuto poco, o niente, in ognuno di questi. Risultato: nessuno è rimasto soddisfatto, nemmeno lo smisurato ego americano. Morale della favola: cercando di piacere a tutti sta colando a picco da solo.
ilaria padovan
Bell’articolo, pungente come sempre!