«Io… prendo te… come mio legittimo sposo… per soli due anni». Così potrebbe essere la formula di un matrimonio messicano, se venisse approvata la proposta di legge annunciata dai rappresentanti progressisti della capitale, tesa a modificare il Codice Civile. In questo modo si permette ai giovani sposi di contrarre un “matrimonio rinnovabile ogni due anni” e, se la coppia funziona, l’ accordo può essere rinnovato finché morte non li separi.
L’obiettivo? Creare un eterno amore a tempo determinato, che possa evitare che si accumulino cause di divorzio. Ma come si può pensare che questa possa essere la soluzione per ridurre le domande di separazione? In tal modo si indurrebbe la collettività a scelte di vita alquanto superficiali e irresponsabili, rendendo le poche certezze precarie. L’amore non ha tempo, non si estingue allo scoccare di un termine prestabilito.
È vero, l’amore è un sentimento e come tale è mutevole, ma in questo modo si stravolgerebbe l’essenza dell’unione tra marito e moglie, diventando un freddo contratto commerciale. Il matrimonio non è uno stage sentimentale, alla fine del quale, se soddisfatti, si trasforma in un rapporto concreto, ma è la condivisione di un progetto di vita.
Quante volte abbiamo assistito ad un matrimonio e ci siamo emozionati dinanzi alla celebre promessa che racchiude in sé la voglia di amarsi per tutta la vita? In quel momento una certezza esiste: il vivere per sempre insieme, che suscita una sensazione d’infinito e un logico smarrimento. Molti matrimoni terminano prima del previsto e spesso per cause imprevedibili. Ma marito e moglie dovrebbero risolvere i conflitti nello stesso modo creativo in cui hanno imparato ad amarsi.
E in tutto questo abbiamo dimenticato qualcuno… i figli. Come potrebbero prenderla sapendo che mamma e papà staranno insieme due anni e poi… si vedrà?
alessia laterza