15 ottobre 2011: una grande giornata per il mondo; una grande giornata per i giovani. 82 i Paesi, 951 le città dove il movimento degli Indignados ha manifestato contro un sistema politico-economico diventato insostenibile. Oggi gli articoli di tutti i quotidiani stranieri ne parlano. Oggi sembra che la speranza sia davvero l’ultima a morire e che manifesti pacificamente in tutto il mondo, da Occidente a Oriente.
Sembra. Perché qui non è così. Perché l’Italia è stato l’unico neo; la manifestazione di Roma l’unica a rovinare la festa. All’estero preferiscono non citarci tra le città che hanno ospitato le manifestazioni, oppure appariamo come la pecora nera, al massimo viene scritto: Italia come la Grecia. Mi chiedo perché. Si chiedono perché tutti coloro che ieri volevano manifestare pacificamente. Tutti dovrebbero chiederselo. Quello che abbiamo visto ieri, da spettatori diretti o indiretti, è stata solo violenza.
Violenza che nulla ha che vedere con il movimento del 15-M. Violenza che come unica cosa in comune agli Indignados ha il fatto di essere apolitica. È inutile, infatti, continuare a puntare il dito contro frange politiche estremiste, continuare a nascondersi dietro gli slogan e le accuse di un passato che non può e non deve avere ripercussioni sul nostro oggi. Chi ieri ha metaforicamente violentato quella che poteva essere la giornata della svolta non ha un colore politico e non merita di ottenere giustificazioni perché viene associato erroneamente a qualche ideale. Non ci sono ideali che predichino ciò di cui siamo stati testimoni.
Era stato previsto; era stato annunciato, eppure non è cambiato nulla. E queste scene sono già rimbalzate troppe volte sui nostri teleschermi e sui nostri giornali. Più di ogni vicenda politica che stia interessando il nostro paese in questi giorni, è questo tipo di violenza, ed il fatto che sia permessa, che uccide l’Italia, che cerca di annientare una generazione pronta a lottare per realizzare i propri sogni, una generazione che, nonostante tutto, non ha perso la speranza. E questa speranza, fortunatamente, rimane: si è manifestata ieri chiaramente quando i manifestanti hanno agito contro i devastatori, si manifesta oggi nell’indignazione e nella voglia di cambiare le cose che pervade gli animi di chi ad una nuova Italia ci crede ed è pronto a difenderla.
ilaria padovan
Articolo molto puntuale, che si fa portavoce del’opinione comune: siamo tutti indignati.