Nella prestigiosa sede del Quirinale si è conclusa qualche giorno fa, nell’ambito delle manifestazioni previste per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, la celebrazione dei 180 anni dalla costituzione del Consiglio di Stato. In apertura la relazione del suo presidente, Pasquale de Lise, che con orgoglio ha elogiato l’indipendenza della magistratura amministrativa che riconosce nel Capo dello Stato il garante supremo dei valori della Costituzione. Sono trascorsi ben 180 anni da quando Carlo Albero, il 18 agosto 1831, firmò l’Editto di Racconigi che ha istituito tale organo.
Da allora il Consiglio di Stato ha svolto il suo ruolo con indipendenza di giudizio e capacità, insomma secondo quei requisiti necessari per mantenere un alto grado di autonomia. Coincidenza vuole che questa ricorrenza cada contemporaneamente al quarantennale della legge istitutiva dei Tribunali amministrativi regionali, meglio conosciuti con l’acronimo TAR, organi che sono idealmente legati dall’anima della giustizia amministrativa e che vivono in virtù della collaborazione reciproca.
Ma cos’è il Consiglio di Stato?
L’ordinamento italiano in ambito amministrativo è composto da due gradi di giudizio: il TAR e il Consiglio di Stato. Il TAR è il 1° grado di giudizio e ha sede in ogni capoluogo di Regione. È il giudice competente a tutelare il cittadino leso nei propri interessi dalla pubblica amministrazione e a giudicare tali questioni con l’emanazione di una sentenza. Sentenza che può essere impugnata e dunque contrastata dinanzi al Consiglio di Stato che rappresenta il 2° e ultimo grado di giudizio e che ha sede a Roma presso Palazzo Spada. Dunque i due organi si prefiggono il ruolo di tutelare gli interessi legittimi dei privati dagli abusi del potere pubblico, garantendo la massima autonomia. Organi che si sono modernizzati con la riforma del Codice del processo amministrativo avvenuta lo scorso anno con il Dlgs. 104/2010, che testimonia l’azione di adeguamento della funzione del giudice amministrativo alle moderne esigenze.
E ci auguriamo che così tante belle parole possano essere supportate da sentenze giuste ed imparziali e da una maggiore celerità di giudizio.
alessia laterza