Siamo arrivati al “day after”. E, dopo aver passato diverse ore collegati con i principali notiziari in attesa delle dimissioni del Premier, la notizia è arrivata alle 21.42 (l’orologio di Mentana faceva le 21.41) di ieri. La gente si è riversata in piazza a festeggiare quello che sembra essere la nostra Primavera, la Primavera italiana, sebbene il moto sia stato ben diverso da quello di altri Paesi del Mediterraneo.
A qualunque schieramento politico si appartenga non è possibile non chiedersi cosa succederà a questo punto, ora dopo vent’anni di governo Berlusconi, intercalato da esperimenti non riusciti della sinistra al Governo. Si sta per aprire un nuovo pertugio affinché la gente si riappropri della politica? Saremo commissionati?
È un momento significativo soprattutto per noi giovani. Chi ha vent’anni oggi, infatti, ha visto caratterizzati dalla presenza di Berlusconi, alla guida del governo o meno, tutti gli avvenimenti più significativi della propria vita politica. Abbiamo toccato con mano che il nostro Paese non è stato ispirato dalle rivoluzioni dei giovani della Primavera Araba, né dall’indignazione dei giovani spagnoli o newyorkesi; le nostre proteste, purtroppo, sono state macchiate dalle azioni sconsiderate e dalla violenza di pochi individui che oggi si dicono pentiti e pronti a pagare. Eppure questa potrebbe essere la nostra svolta: la possibilità di avviare un processo nuovo, diverso.
Non so se ci abbiate fatto caso, ma i politici non si rivolgono più alla gente, figuriamoci ai giovani. Perché? La scusa è che nessuno sia più interessato alla politica. Non credo. Anzi, penso che sia più comodo convincerci tutti che sia così, di modo che noi non saremo costretti ad assumerci le nostre responsabilità e i politici ad impegnarsi concretamente per dare risposte alle nostre aspettative. In questi anni, chi era al potere aveva più interesse ad assicurarsi l’appoggio dei giudici, degli economisti, dei banchieri, in ogni caso di particolari categorie, quelle che contano. Che i cittadini esprimano o meno il proprio parere è rimasto un fattore secondario. Non credo sia giusto che per tornare al centro dell’attenzione si debba ricorrere alla strategia dell’astensionismo come ai tempi della DC, ma che si debba fare qualcosa quello sì. E questo potrebbe essere un inizio.
Cerchiamo di non lasciare spazio ai giochi di potere a cui siamo abituati, perché questa volta non si potrà più dare la colpa a Berlusconi. Questa volta tocca a noi. E il vedere le contestazioni rivolte al Premier non è, a mio parere, un buon inizio, né, tantomeno, una fine dignitosa. Se è finita la sua epoca è il momento di guardare avanti e di essere costruttivi, non di continuare ad esprimere il proprio dissenso nei confronti di chi ha già rassegnato le sue dimissioni al Capo dello Stato.
Non è che ora che Berlusconi non è più a capo del Governo le cose diventeranno rosee da un giorno all’altro: ci sarà da pagare, da risanare il bilancio, da fare sacrifici, da migliorare ed è necessario l’impegno di tutti, un impegno che deve avere come obiettivo la costruzione di basi per un’Italia nuova, così come era stata capace di rinnovarsi dopo l’affare Mani-Pulite. Impegnamoci per rivendicare il nostro futuro.
ilaria padovan
Quando finisce un’epoca si è sempre un po’ tristi, ma la cosa più triste è che la nostra generazione lascia ai propri figli da risanare, da fare sacrifici, ecc. ecc.; mentre dovrebbe lasciargli, oltre a un futuro meno incerto, speranze, sogni, illusioni e altro ancora.