REPORTAGE JUNK SPACE PAVIA – VIAGGIO NELLA CITTÀ PERIFERICA

Vi presento JUNK SPACE PAVIA ultimissimo progetto fotografico nato nelle teste e nelle macchine fotografiche di tre ragazzi pavesi: Simone Ludovico, Ruggero Pedrini e Pablo Colturi.

Il lavoro ha avuto come obiettivo indagare la natura complessa e spesso contraddittoria degli spazi periferici di una città come la nostra: Pavia. I luoghi della periferia sono da sempre guardati con indifferenza dagli occhi di chi li abita e con disgusto da chi li attraversa. Sono spazi generati dalla modernità e al contempo sono la scenografia delle nostre vite. Sono spazi enormi, rarefatti, ripetitivi, privi di identità, sono spazi autoritari, ostili e pensati per il trionfo dell’automobile sull’uomo. Ma sono anche luoghi che ci circondano, che ci influenzano e che ormai fanno parte di noi.

Questi spazi possono essere chiamati junk spaces (spazi spazzatura) così come chiamati nel libro Junkspace di Rem Koolhaas dove vengono per la prima volta descritti e teorizzati. Il Junk Space oggi è ovunque, non è un errore perché nel frattempo è diventato la regola. Il junk space non è sempre e banalmente uno spazio sporco o degradato, il junk space può essere inteso come un sacco della spazzatura: un continuo composto da differenti elementi contraddittori, maleodoranti e informi che senza soluzione di continuità, senza una geometria chiara e solo temporaneamente acquistano unendosi una forma. Assai difficile risulta cogliere oggi cosa è e cosa ancora non è junk space nella nostra città, questo è dovuto al fatto che i limiti del junk space si sono dilatati a dismisura negli ultimi decenni inglobando praticamente tutto il mondo costruito.

Sarebbe stato difficile raggiungere i risultati ottenuti senza l’illuminazione ricevuta dalla lettura del libro di Rem Koolhaas e sarebbe stato ancora più difficile raggiungerli senza il fertile confronto e la costruttiva collaborazione con Simone Ludovico e Ruggero Pedrini, così come senza il supporto dell’ex gruppo fotografia di Spazio Giovani di cui facciamo parte.

intro di pablo colturi

il blog del progetto:

http://junkspacepavia.tumblr.com/

«Abbiamo costruito più di tutte le precedenti generazioni messe insieme, ma per qualche ragione non possiamo essere misurati alla stessa scala. Non lasciamo piramidi.

Il Junkspace è ciò che resta dopo che la modernizzazione ha fatto il suo corso, o più precisamente ciò che si coagula mentre la modernizzazione è in corso». Junkspace, Rem Koolhaas

foto di simone ludovico

«Inevitabilmente, la morte di Dio (e dell’autore) ha generato uno spazio orfano; il Junkspace è senza autore, e tuttavia sorprendentemente autoritario. Il teatro preferito della megalomania – il dittatoriale – non è politica, ma spettacolo. Tramite il Junkspace, lo spettacolo organizza regimi ermetici di totale esclusione e concentramento: giochi d’azzardo di concentramento, campi da golf di concentramento, film di concentramento, vacanza di concentramento.

Talvolta non è uno spazio sovraccarico ma il suo opposto, un’assoluta assenza di dettagli, genera il Junkspace. Una condizione svuotata di dispersione che fa spavento, prova scioccante che così tanto può essere organizzato e costruito da così poco.

L’iconografia del Junkspace è per il 13% romana, per l’8% Bauhaus, per il 7% Disney (testa a testa), per il 3% Art Nouveau, seguito a poca distanza dai Maya». Junkspace, Rem Koolhaas

foto di pablo colturi

«Il Junkspace è post-esistenziale; ti rende incerto su dove sei, rende poco chiaro dove stai andando, distrugge il luogo dove eri. Chi pensi di essere? Chi vorresti essere? (Nota per gli architetti: pensavate di poter ignorare il Junkspace […] ma ora che la vostra architettura è infetta, è diventata anch’essa levigata, onnicomprensiva, continua, contorta, infestata di atri…)

Il Junkspace non aspira a creare perfezione, solo interesse.

Il Junkspace sembra un’aberrazione, ma è l’essenza, è ciò che conta». Junkspace, Rem Koolhaas

foto di ruggero pedrini

  2 comments for “REPORTAGE JUNK SPACE PAVIA – VIAGGIO NELLA CITTÀ PERIFERICA

  1. 19 novembre 2011 at 12:45

    il junkspace è uno spazio che piace agli addetti alla realtà…si devono vedere come spazi di potenzilità, non avere paura, lasciare che il nostro mondo si aproprie di loro…si devono vedere come parte dell`ecosistema globale…
    Muy interesante que os preocupeis por estas cosas amigos de Pavia…

  2. Pablo Colturi
    19 novembre 2011 at 16:07

    Il junkspace è il paesaggio contemporaneo, quello che era il foro per i Romani è il junkspace per noi. Il junkspace è spesso liquidato con la parola ‘brutto’, eppure il junkspace è dove andiamo a comprare, è dove ci sposiamo è dove siamo cresciuti. In fine il junkspace è uno spazio senza autore, senza architetto e considerato che il junkspace occupa il 90% delle nostre città ci deve per forza far riflettere. Grazie human per le tue parole.

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