passi porta milano.
svolti l’angolo. dove passa la ferrovia proprio di fianco al binario.
quasi sopra. ecco lì. alzi gli occhi.
e dove il pieno si stacca dal vuoto una finestra fa entrare il cielo
in una stanza. no in una casa.
i colori la staccano completamente dal contesto.
ma non la decontestualizzano. anzi.
li è perfetta..
«è strettissima. è davvero stretta..»
pensi.
poi riprendi a camminare. man mano che ti avvicini la prospettiva si dilata.
ti sembra sempre più alta quella casetta. le proporzioni si assottigliano.
e allora immagini che dalla finestra prima o poi si affacci un signore altissimo.
anziano. con la schiena curva. le gambe magre e interminabili.
mani affusolate con dita lunghissime che fumano toccano muovono oggetti invece normali.
una pelle chiara. chiarissima. e la camicia sempre dentro i pantaloni. e la cinghia più lunga che rompe la sagoma.
lo immagini percorrere il corridoio con la nuca che sfiora ogni volta gli stipiti delle porte.
andare in cucina e sedersi al tavolo a preparar da mangiare.
con sua moglie. ormai sorda. avvolta da un plaid vecchio e profumato come l’intonaco mandarino che guarda la tv sulla poltrona di fianco.
nessuno li ha mai visti uscire da quella casa.
chissà se vi sia un treno fantasma che passi di lì ogni notte
senza far rumore
e faccia una fermata solo per loro..
chissà se quella casa sia soltanto un vagone
del treno dei miei pensieri
che una volta partito spegne gli ultimi lumi da in fondo la casa
e mi lasci un unico rammarico di nostalgia
«l’ho perso anche stavolta..»
vedo
Bellissimo!