Arriva per tutti il momento di decidere cosa fare dopo la maturità: meglio puntare sull’università od optare direttamente per il lavoro? Un tempo era più semplice scegliere, bastava chiedersi quanta voglia si aveva di studiare e se l’idea di rimanere inchiodati sui libri per almeno tre anni spaventava, la scelta di continuare gli studi era abbandonata.
Tuttavia prima di affrontare quel grosso dilemma, dovremmo basarci sulle nostre caratteristiche ontologicamente apprese a scuola, improntando la nostra ricerca su un campo simile e affine al nostro percorso di studio quinquennale maturato al liceo o a un tecnico. Insomma, un tempo la laurea rappresentava una garanzia di trovare un lavoro. Oggi questa idea è lontanissima dalla realtà e un neolaureato, una volta finiti gli studi, impiega mesi o anni a trovare un’occupazione soddisfacente. Chi sceglie di iscriversi all’università oggi, durante il percorso di studi è ottimista e ricco di progetti molto ambiziosi, come lavorare in “uffici importanti” o ricoprire le cariche più alte senza mai sporcarsi le mani e soprattutto non immagina di poter fare l’operaio, ritenuto ormai un imbarazzante condanna sociale.
Al massimo si pensa di sovraintendere chi lavora in un’industria, non di lavorarci direttamente, questo perché il milieu familiare e sociale dominante ha creato un preconcetto negativo sul valore e sulle potenzialità del lavoro manuale. Ma questi pregiudizi si superano una volta acquisito il tanto ambito diploma di laurea, perché oggi, secondo le statistiche, gli occupati dopo un anno dalla conclusione degli studi sono solo il 47% e spesso si trovano a ricoprire incarichi diversi da quello che avrebbero voluto e potuto fare.
Non è più realistico pensare al “posto fisso” che ti accompagna fino alla pensione e ti garantisce un reddito stabile e una certa sicurezza, ma bisogna convivere con l’idea di cambiare spesso lavoro e di firmare contratti a tempo determinato e a progetto, o prestazioni di lavoro accessorio.
Cercare lavoro oggi è un lavoro, e scegliere a diciannove anni quello che vorremo fare in futuro è una scelta ardua. Si tratta di una soluzione spesso di compromesso tra cuore e ragione, per cui è giusto mettere sul piatto della bilancia le nostre passioni e aspirazioni e dall’altra le prospettive occupazionali offerte dalle varie facoltà. Il consiglio datomi alla vigilia di questa scelta importante e che sento di trasmettere a chi si trova ad affrontare questa scelta è stato: «Bisogna capire se si è disposti a pagare il prezzo per possedere la conoscenza».
alessia laterza