e f / s = 1

Evoluzione; strano pronome.

Io lo elogerei a nome proprio, forte dei dati statistici, innegabili, che essa, o meglio lei, ha ottenuto per la popolazione mondiale, volente o nolente, in termini di benessere, tecnologia, comunicazione, sia aumento che diminuzione del volume del Globo terrestre, a seconda che si prenda in considerazione le possibilità insediative o gli spostamenti e le comunicazioni, fino a citare quello che è sempre stato il miglior regalo o trofeo che chiunque giustamente, egoisticamente e saggiamente avrebbe desiderato: “l’elisir di lunga vita”, quasi globalmente e comunisticamente distribuito. Ecco il motivo per cui la Evoluzione merita anche lei di avere in nome di un santo e inserita nel calendario, anche se con  tutto l’ingombro attuale finisca i seconda fila, ma è giusto che lei abbia un giorno dell’anno in cui venga ricordata, magari potrebbe dividere lo stesso giorno con Santa Libertà; ora, bisogna solo dare un’iconografia simbolica, magari in chiave di bottone ipertestuale, naturalmente non avrà sembianze umane, anche se a essi dipendenti. Istintivamente mi viene di attribuire una macchinina rossa alla Evoluzione, e inquadrandola in una situazione, la si può pensare in una strada in discesa, senza marcia ingranata, soggetta solo alle leggi della fisica poggiate sulla unica variabile fino ad oggi data per certa, il tempo. Pensando alla Libertà, la maggior parte degli esseri umani, inconsciamente, raffigurandola, la disegnerebbe come una catena spezzata, concetto che la qualifica fatalmente come condizione dipendente da altri fattori e quindi sempre in bilico. Verrebbe in mente in mente il mito platonico dell’uomo nella caverna, incatenato, che rompe le catene con l’esperienza, che è anche il punto di partenza della Evoluzione stessa iniziando il cammino per la sua Libertà soggettiva.

In questa società, però, ormai l’uomo non può che riferirsi a una Libertà più ad ampio raggio, al limite verso l’oggettività collettiva del termine, definita, e al massimo circoscritta ai limiti territoriali.

Potremmo quindi attribuirle un numero scalare, diciamo 1.

Esaminando la situazione odierna ci si accorge che però il livello di Libertà è superiore a 1; i fattori, che messi a rapporto, ci dovrebbero dare l’unità, cifra, ideale, sono i poteri e possibilità degli investimenti del sinolo uomo, ossia le liberalizzazioni finanziarie, e il potere, supremo, che dovrebbe governare e tutelare, una figura, un Dio, qualcosa che ideologicamente dovrebbe essere forte e saggio, in gergo politico, lo Stato.

In sintesi abbiamo le liberalizzazioni finanziarie (lf), che rapportate allo Stato (S), ci da un valore ideale di Libertà uguale a 1.

Per secoli la libertà si è mantenuta più bassa dell’unità, creando oppressioni, sovranità, totalitarismi; ne è seguita una oscillazione pendolare intorno al numero 1, ma mai come oggi, si era superato di tanto il valore ideale.

Cosa ha comportato e cosa ne sta scaturendo?

Innanzi tutto, un controllo sproporzionato della res publica di cadauno dei cosiddetti concittadini, che dovrebbero essere associati a uno Stato, ma in realtà, sono diventati cittadini dei cittadini, perché ciascuno, causa eccessiva liberalizzazione, paga imposte anche ad altri suoi concittadini, che però sono riusciti ad assumereil potere di parte di alcuni servizi dello Stato, essendo liberi 1+x, quali finanze, trasporti, salute, terre. È come se si siano moltiplicati gli stati e quindi l’uomo che nasce oggi, è libero di poter diventare Stato, oppure in caso contrario, deve obbedire alle leggi di non 1 ma più stati, pagandone imposte, e per ognuno, rendendo atto di chi sei, cosa hai fatto, e di tutto ciò che fai, allantonandosi sempre di più da quell’1 Libertà.

francesco sorino

 

  1 comment for “e f / s = 1

  1. mark
    23 gennaio 2012 at 11:47

    ricordo ancora jj rousseau nei libri alle superiori.. lo sviluppo e la democrazia guadagnate con le rivolte hanno portato una libertà di parola straordinaria, il fatto è che con il benessere non si ha voglia di informarsi, aggiornarsi.. e questo porta alla diffusione di informazioni superficiali.. è paradossalmente ancora più difficile quindi trovare e seguire, oggi, chi ha ancora un poco di senno in questo mondo.. detto questo.. quindi forse, l’effettivo superamento dell’unità porta inevitabilmente al diluire la cultura più che alla sua diffusione!

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