È giunta la settimana cruciale per l’esecutivo, alle prese con crisi finanziaria e liberalizzazioni, nell’attesa di adottare un decreto che metta un punto a questa lunga situazione di incertezze e che potrebbe rappresentare l’inizio di un lavoro e di una politica economica volta alla crescita. Il premier Monti afferma che sarà un percorso difficile, ma indispensabile, da seguire restando saldamente uniti e, di fronte alle proteste delle varie categorie coinvolte, spiega come, liberalizzazione significa «offrire benefici, risparmi e benessere a un numero più elevato di cittadini, senza per questo compromettere l’esistenza di nessuno».
A questo proposito ho intervistato un farmacista titolare di parafarmacia che ha lavorato per 20 anni come dipendente in una farmacia, dott. Angelo Solidoro, e un neolaureato in farmacia e presidente dell’A.I.S. Farma, dott. Mirko Bottalico, per analizzare la spinosa questione relativa alla liberalizzazione delle farmacie, confrontando due punti di vista contrastanti.
Innanzitutto, perché hai scelto la facoltà di Farmacia? Hai la possibilità di portare avanti una “farmacia di famiglia”?
Neolaureato: «Ho scelto questa facoltà perché mi è sempre piaciuta la chimica e perché è un settore dove si trova facilmente occupazione in quanto non ci sarà mai il fallimento, non certo perché figlio di farmacista o titolare di farmacia, infatti, mio padre è un dipendente statale».
Farmacista: «Mi sono iscritto alla facoltà di Farmacia, perché era quella che mi avrebbe convalidato più esami tra quelli conseguiti presso la facoltà di Medicina e non eredito alcuna farmacia di famiglia, in quanto sono figlio di una generazione di braccianti agricoli».
Cosa significa per te liberalizzazione?
Neolaureato: «Per me significa scrivere le regole e giocare ad armi pari, dove chi è più bravo vince. Non potrei mai reggere il confronto con un potentato economico, poiché entrerebbero ben altri interessi in ballo. Nel campo farmaceutico, soprattutto, si dovrebbe abbandonare lo strano concetto di competizione nella vendita, in quanto il farmaco non deve essere venduto obbligatoriamente, ma solo per necessità, da un professionista e in un ambiente idoneo, non di certo in un supermercato. Aumentiamo il numero delle farmacie, che offrano un migliore e capillare servizio, più vicino al cittadino».
Farmacista: «Questo è un periodo poco proficuo per analizzare le liberalizzazioni, perché la crisi economica non consente una giusta valutazione del profitto che si potrebbe ottenere. Per definire la liberalizzazione vorrei riportare le parole di Catricalà, attuale Sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che in un documento dell’11 Novembre 2011, in veste di Presidente dell’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, afferma che “Un sistema di distribuzione inefficiente da un punto di vista economico rischia di mettere a repentaglio lo stesso valore primario della salute, dunque è necessario che il Parlamento e il Governo incidano su alcuni aspetti dell’attuale quadro normativo che appaiono ingiustificatamente restrittivi del confronto concorrenziale che, anche in questo settore, con le opportune e proporzionate cautele, può recare importanti vantaggi per l’intera collettività”».
Cosa ne pensi del D.l.223/2006, il cd. Decreto Bersani sulle liberalizzazioni?
Neolaureato: «Sono stato contrario al decreto, avendo Bersani posto in essere un provvedimento, a mio avviso, parziale, in quanto ha grossi interessi in gioco. Infatti, col decreto si sono aperte tante parafarmacie creando aspettative non conformi alle promesse e ciò si poteva evitare facendo una liberalizzazione ben regolata e a lungo termine».
Farmacista: «Credo che sia stata l’unica vera liberalizzazione, perché si è snellito il sistema e si è garantito un servizio più vicino al livello del cittadino, per tutelare il diritto alla salute. Il d.l. di Bersani ha permesso l’apertura di maggiori parafarmacie, garantendo a neolaureati e farmacisti dipendenti di poter avviare un’attività più redditizia. E il cliente ha ottenuto maggiori convenienze sul costo dei farmaci e ha potuto fruire di una maggiore disponibilità del farmacista verso il paziente».
Quali sono per te i vantaggi o svantaggi derivanti dalla prossima liberalizzazione, sia dal punto di vista del cittadino, che del professionista?
Neolaureato: «Non credo ci siano vantaggi dalle liberalizzazioni in ambito farmaceutico, se ci fosse la liberalizzazione della fascia C, si andrebbe a dare una grossa fetta di mercato, alle potenti catene di distribuzione, che potrebbero fare concorrenza sleale ad esempio praticando il cd. dumping, che consiste nel vendere un bene sul mercato, ad un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita o, addirittura, a quello di produzione del medesimo prodotto. Abbassare il quorum delle farmacie, o liberalizzare la fascia C alle sole parafarmacie, potrebbe anche essere una soluzione, ma solo se venisse effettuata sotto l’osservanza di regole specifiche definite ab initio».
Farmacista: «Credo che da questa liberalizzazione i benefici saranno in primis per il cittadino, che otterrebbe un risparmio sul prezzo dei farmaci, una maggiore e migliore distribuzione degli esercizi farmaceutici per acquistare un farmaco in maniera più immediata e avrebbero la possibilità di scegliere il farmacista di fiducia ottenendo la massima assistenza. Anche per il professionista i vantaggi sarebbero tanti, in quanto potrebbe gestire l’ attività con propri introiti, conserverebbe la peculiarità della galenica, ossia l’attività del farmacista di preparare un medicinale in base ad una prescrizione medica, conferendo allo stesso, la figura professionale di tecnologo, oltre che di semplice dispensatore dei farmaci, ritornando a fare il farmacista al 100%».
Cosa auguri, infine, a te stesso per il futuro?
Neolaureato: «Non lavorerò in farmacia né come dipendente, né come titolare di farmacia o parafarmacia, però mi auguro che sempre più giovani crescano con la consapevolezza di doversi guadagnare un lavoro dignitoso e un futuro migliore».
Farmacista: «Mi auguro che in futuro le mie figlie e tutti i giovani come loro possano scegliere liberamente la propria strada, senza doversi preoccupare di oligarchiche limitazioni imposte dal sistema».
alessia laterza