Si è concluso qualche giorno fa l’incontro tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il sindaco di Roma Alemanno, riunitisi per discutere sulla scelta di confermare la candidatura della capitale quale sede ospitante dei giochi olimpici del 2020. La risposta è stata un “no” forte, motivato dalla crisi economica e dal timore di investire miliardi di euro senza alcuna garanzia. Troppe le incognite sui costi che sono state vinte dal rigore e dalla responsabilità che grava sul governo, per evitare di trasformare un sogno per l’Italia in un incubo, come quello vissuto dalla Grecia la cui situazione debitoria iniziò proprio a dilatarsi a seguito delle enormi e gravose spese sostenute da Atene in occasione delle olimpiadi del 2004.
Considerando anche come versano i costosissimi impianti sportivi realizzati per Torino in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, la risposta comune è stata: “Olimpiadi? No, grazie”. Decisione adottata con alcuni dissensi, in quanto la convinzione opposta di Alemanno e Petrucci, presidente del Comitato Organizzatore, era di gravare sullo Stato solo in minima parte, ma di far leva sugli investimenti privati che sarebbero giunti da una società svizzera che in cambio avrebbe avuto la gestione dell’impianto sportivo per 25 anni.
Fonti valide per Alemanno, per riportare in attivo il bilancio di Roma 2020, insomma mancava solo la penna per firmare un progetto che avrebbe garantito una crescita del Pil pari a 17,7 miliardi di euro, nell’arco temporale 2012-2015 che avrebbe coinvolto tutte le regioni garantendo livelli occupazionali molto elevati. Per conoscere i costi delle Olimpiadi 2020, è stata istituita la Commissione Fortis, per la quale la spesa complessiva stimata per Roma 2020 sarebbe stata di 9,8 miliardi di cui 3,5 miliardi sarebbero stati recuperati dal Comitato Organizzatore mediante i media, gli sponsor internazionali e la biglietteria, e 1,2 miliardi dai ricavi di sponsorizzazione immobiliare; e i restanti 5,1 miliardi?
La storia delle Olimpiadi dimostra che, a parte i Giochi di Barcellona del 1992, nessun grande evento è stato in grado di produrre benefici o almeno pareggi di bilancio! E non da ultimo va ricordata la situazione attuale a Londra che ha visto raddoppiati i costi per i giochi olimpici del 2012. Insomma svariati paesi hanno pagato molto caro le enormi spese fatte per ospitare i Giochi. In questo momento storico in cui l’economia sta riscattandosi e stiamo uscendo dall’emergenza, pronti a decollare, una garanzia in bianco non sarebbe stata accettata da alcun italiano, che sarebbe stato chiamato a fare ulteriori sacrifici.
Monti in proposito ha sostenuto che «siamo riusciti a superare il momento più difficile, ma le turbolenze finanziarie caratterizzano ancora il nostro paese». Confidiamo, dunque, che il Presidente abbia fatto la scelta giusta e attendiamo la prossima mossa del Governo, che magari risparmierà laddove la mancanza di un beneficio non sarebbe neanche avvertita.
alessia laterza
Scelta doverosa. Aggiungo l’esempio dei mondiali di nuoto 2009, con sede proprio a Roma: giusto per dirne una, gli impianti di Tor Vergata sono costati cifre imbarazzanti e non sono mai nemmeno stati terminati. No grazie :)