Brutta faccenda quando i partiti politici di un Paese rimangono imprigionati in ferrei schemi ideologici, senza la lungimiranza di evolversi ed adattarsi agli inevitabili cambiamenti sociali. Una simile classe dirigente non è forse destinata all’estinzione? Con queste parole non voglio certo riferirmi ad un preciso partito politico italiano in quanto ritengo che la piaga dell’ideologismo colpisca tanto il centro-sinistra quanto il centro-destra.
Il primo è attualmente alle prese con la riforma del lavoro ed i contrasti interni per approvare o meno la modifica del celeberrimo articolo 18. Mi immagino il povero Bersani costretto ancora una volta a mediare tra le anime più garibaldine del PD (vicine alla battagliera Camusso) e i deputati più moderati che intendono appoggiare incondizionatamente l’attuale governo e il disegno di legge del Ministro Fornero. Questi sono consapevoli del fatto che la loro posizione scontenterà buona parte del loro elettorato (insomma, il PD non dovrebbe star dalla parte dei poveri operai?), ma vogliono chiudere in fretta la questione “articolo 18”, confidando nella tradizionale memoria breve degli italiani.
Il centro-destra non è da meno: se Alfano è deciso a fare di uno dei suoi vessilli elettorali la lotta ai diritti della comunità LGBT, Cameron (Capo di governo inglese e leader dei conservatori di oltre manica) con un razionale e logico discorso è arrivato a riconoscere persino il diritto al matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Dobbiamo, allora, domandarci cosa c’è che non va nella nostra classe dirigente e perché non sia in grado di svincolarsi da schemi mentali troppo rigidi per i nostri tempi. Sarebbe, dunque, auspicabile una maggior fluidità di pensiero che aiuterebbe il nostro Paese ad uscire dallo stagno nel quale è precipitato negli ultimi anni. Giorgio Gaber l’aveva già capito quando cantava “ma cos’è la destra… cos’è la sinistra…”, ridendo di un’Italietta che pensava che la doccia fosse necessariamente di sinistra e che la vasca fosse di destra. Ma se ci trovassi davanti ad una Jacuzzi come faremmo a catalogarla? Credo seriamente che entreremmo in crisi!
Insomma, ragionare per schemi può essere semplice e poco faticoso, ma è anche sciocco e limitativo. Le riforme non sono rosse o nere né buone o cattive, ma cambiamenti che vanno affrontati guardando ai tempi che evolvono e con un pizzico di buon senso che, a quanto pare, non è né di destra né di sinistra.
marcello bonazzi