da UAU magazine n. 17, marzo 2012
C’era una volta il mercoledì sera in Strada Nuova. Una delle immagini più caratteristiche della Pavia universitaria è sempre stato l’autentico nugolo di persone che si riversavano quale un fiume in piena nel cardo della città, come testimonia anche l’ormai celebre fotografia esposta in un locale raffigurante il concentramento di ragazzi in un rilievo satellitare.
Il programma della serata studentesca tipo era sempre lo stesso – soprattutto per chi aveva organizzato il più dettagliatamente possibile il proprio piano di studi con l’unico scopo di non inserire lezioni il giovedì mattina… -: ritrovarsi in qualche angolo di Strada Nuova e poi lasciare fare alla dea bendata. Tanto la fighettina che ti aveva ammaliato la settimana precedente in un bar, oppure quello stronzo che non ti ha ancora richiamata dopo l’ultima nottata, ma che desideri ardentemente rivedere, sai che potrai trovarli sicuramente lì.
Da qualche tempo, però, la musica è decisamente cambiata. Il centro nevralgico del divertimento universitario (e non solo, permettetemi) nella sua serata d’eccellenza sta subendo un decentramento che nemmeno il federalismo tanto auspicato dalla Lega avrebbe mai osato prospettare… Il motivo è semplice e ve ne siete già resi conto tutti, ossia la nascita a mo’ di funghi di numerosissimi locali irradiati nei dintorni del centro con un minimo comune denominatore: cocktail e alcolici di ogni tipo a prezzi stracciati.
L’unico modo per attirare a sé gli avventori abituali della “via delle vasche” pavese si è, infatti, risolto unicamente nel richiamo al portafoglio dei giovani sempre più in bolletta, offrendo ubriacature più rapide e anche molto più economiche. Questo frastagliamento della movida del centro cittadino, al di là dello squallore intriso nella sua autentica e unica motivazione, porta seco il vantaggio di ampliare il classico andirivieni limitato a una sola via ed esteso, al limite, solo fino a metà di corso Cavour o corso Garibaldi per papparsi un buon gelato. I vari crocchi formatisi ormai in diversi punti della città rendono probabilmente il centro più vivo e variegato.
Ma non nascondo come mi susciti non poca nostalgia ripensare alla classica folla di Strada Nuova, dove ti fermavi a salutare e scambiare quattro chiacchiere ogni due metri e magari iniziavi la serata con un gruppo di amici per poi modificare radicalmente i tuoi piani in corso d’opera e terminare altrove con diversa gente, in massa o i più sgamati in un focoso tête-à-tête. Senza contare che, da giurista rompiscatole quale sono, non posso più ammettere che mi si dica soltanto dopo aver pagato un Cuba (anche solo 3 euro), che il Brugal non è compreso…
lorenzo meazza