foto di alessandro conca
Ha risuonato anche in Lombardia, in particolar modo a Pavia, lo scorso 26 maggio in piazza Leonardo da Vinci e in un silenzio attento, interrotto solo dal rumore degli uccelli e da qualche applauso unanime, l’eco del ricordo a 20anni dalle stragi mafiose di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Portavoce della loro memoria, oltre ad Jole Garuti (Associazione Saveria Antiochia Omicron) e a Saverio Lodato (giornalista de l’Unità e scrittore), il procuratore aggiunto presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo Antonio Ingroia. Arduo il compito di “raccontare” con semplici e poche parole i momenti salienti e forti che hanno caratterizzato l’incontro anche perché, si sa, sopratutto quando si parla di mafia la parola può risultare un’arma a doppio taglio.
Si inizia così,dalle piccole cose, dai piccoli gesti, dai piccoli incontri come quello pavese, dove il procuratore ha iniziato con una precisa disamina storica del fenomeno culturale mafioso, suddiviso cronologicamente in due ” primavere”:
– la I primavera (coincidente con la nascita del primo pool antimafia che vede pionieri Falcone e Borsellino e porta al primo maxi processo degli anni ’80);
– la II primavera (dal 1992 con la prima vera battuta d’arresto della strage di Capaci e Via D’Amelio,in cui però per la prima volta si prende consapevolezza dell’esistenza del fenomeno mafioso).
Afferma Ingroia: «Ad essere schietti quelle due primavere sono delle parentesi del nostro paese contrassegnato da “lassismo”» sostenendo, con toni che difficilmente possono passare inosservati, come in Italia mai è stata attuata una politica che avesse come obiettivo la lotta alla mafia, bensì si è sempre trattato di una politica di “reazione” ,una politica di contenimento e non di annientamento.Tutto ciò trova fondamento nelle radici profonde che la mafia ha infiltrato in tutta la città meridionale prima e italiana poi, con lo snodo di relazione stabile intessuto con i più alti dirigenti del nostro paese e la paura è complice dell’intensificarsi sempre maggiore di questi assetti malati.
Questi sono stati due dei concetti più enfatizzati in piazza Leonardo da Vinci, concetti in memoria di due magistrati che hanno combattuto la mafia con coraggio e spirito di sacrificio personale. Ci sono momenti in cui si è chiamati ad alta voce dalla vita dice James Joyce… Ecco credo che ora tocchi proprio a noi! Senza accettare il cambiamento scritto solamente sui programmi e sui manifesti, ma con la voglia di osare. Forti di ciò che abbiamo da dire, delle proposte che abbiamo studiato, delle analisi che abbiamo discusso e dei modelli che dobbiamo permetterci di rifiutare. Grazie a voi, Falcone e Borsellino.
sabrina romeo