ELSA MORANTE, CENT’ANNI DA ADOLESCENTE

Cent’anni fa, nell’agosto 1912 – il giorno 8, per essere precisi -, nasceva Elsa Morante, scrittrice, anzi “scrittore” come soleva definirsi essendo per lei insensata, in letteratura e in poesia, una distinzione tra sessi. Autorevole narratrice del dopoguerra è oggi fonte d’ispirazione di tante iniziative letterarie, convegni, incontri e ha perfino conquistato Gianna Nannini che le dedicherà alcuni brani del prossimo album. La cantautrice toscana, infatti, si è aggiudicata il “Premio Elsa Morante”, prestigioso riconoscimento letterario intitolato alla poetessa romana che quest’anno, per la prima volta, si è aperto anche al mondo della musica.

“La grande solitaria”, come fu definita da Franco Fortini, saggista e critico letterario dell’epoca, ha ormai 100 anni e nemmeno una ruga: anzi come una sorta di Benjamin Button, quello del film di Brad Pitt, ringiovanisce con il trascorrere del tempo. Amante della vita in modo spregiudicato serva da qualsiasi formalismo, era ribelle e ambiziosa e sosteneva che la missione del poeta fosse di combattere il principale nemico dell’uomo, l’irrealità. Austera e rigorosa, odiava il tempo, lo detestava tanto che non ha mai sincronizzato i tempi della scrittura con il tempo dei media del mercato e forse è proprio per questa ragione che le sue opere – quattro romanzi, due raccolte di poesie e due racconti – sono dei sempreverdi nutriti di fantasie, sogni e misteri senza tempo.

Nata, come i suoi fratelli da una relazione extraconiugale e successivamente riconosciuta da Augusto Morante, dal quale acquisisce il cognome, Elsa mostra sin dall’adolescenza un carattere forte e indipendente che la porta a lasciare la casa familiare e a collaborare con alcune riviste per potersi mantenere. Fuori da ogni tracciato ed estranea all’imperante modello neorealistico, mostra una straordinaria sensibilità psicologica attenta ai problemi dell’uomo del suo tempo, guardando in faccia la realtà della guerra che stava logorando il paese piegato dalla miseria, senza ritorcere lo sguardo inorridita.

Una donna forte ma allo stesso tempo fragile, che soffre di solitudine e rimpiange una maternità in precedenza rifiutata, dall’animo sensibile e tenero soprattutto alla vista dei gatti che adorava, specialmente quelli siamesi. Come spiega Dacia Maraini, presidente del premio Elsa Morante Ragazzi, «La sua poetica è così attuale per quel grande senso di rifiuto dell’orrore, della corruzione e del cinismo del mondo adulto. Lei avrebbe guardato il mondo attraverso lo sguardo dei giovani, lo sguardo dell’innocenza capace ancora di indignarsi, avrebbe raccontato con i loro occhi il paese in preda alla corruzione, sarebbe stata dalla parte dei giovanissimi indignati di fronte al degrado della scuola, alla violenza e alla prepotenza. Un disagio che colpisce tutto il Paese».

E con il suo animo sempre giovane è doveroso ricordarla, lei, eterna ragazza consapevole che le parole non invecchiano mai, sono sempre adolescenti.

tiziana laterza

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