Questo è un articolo che in realtà dovevo scrivere un po’ di tempo fa, esattamente a metà gennaio 2012. L’articolo doveva raccontare di un viaggio a Barcellona fatto con la mia allora “ragazza” e alcuni amici conosciuti un anno prima (proprio a Barcellona) durante il mio Erasmus. L’idea era quella di utilizzare la metafora del viaggio come ricerca di noi stessi intrecciando il discorso personale con quello della visita di una città complessa come Barcellona. Il testo non lo finii mai di scrivere, dato che al tempo il massimo che riuscii a ottenere era uno sgangherato insieme di suggestioni, idee e ricordi, senza però alcun filo logico. L’intera idea dell’articolo finí quindi in un cassetto insieme a tante altre cose e non se ne fece più nulla.
In questi giorni di afosa estate pavese mi è capitato di ritrovare le foto di quel viaggio a Barcellona. Facendole scorrere lentamente sul mio schermo mi sono finalmente reso conto che in quei seppur pochi e amatoriali scatto era già possibile leggere tutto ciò che intendevo raccontare. Quelle foto, quegli sguardi sulla città, dicevano qualcosa di me, che oggi vedevo chiaramente e che prima per qualche motivo mi si nascondevano: un insieme di suggestioni, di ricordi, di desideri e di paure, cristallizzati in nitide immagini di un mite inverno barcellonese.
pablo colturi