Il silenzio è la condizione in cui spesso avviene la violenza sulle donne. Il silenzio della vittima, del carnefice, della società e della storia. Le vittime di soprusi spesso non vengono allo scoperto, non denunciano i propri aguzzini per vergogna, quasi fossero loro le colpevoli. Loro che quasi meritano di essere maltrattate.
Invece bisogna parlare, denunciare e se si è in una relazione malata, darsela a gambe. Subito, alla prima avvisaglia bisogna abbandonare il “mostro”. Gli uomini che picchiano le donne non si salvano con i lividi sulla pelle delle vittime, perché il ciclo della violenza è come una bomba innescata, può solo terminare con un’esplosione. E poi si sa, la sindrome della crocerossina non paga mai.
Nel mondo oltre 600 milioni di donne subiscono maltrattamenti fisici, sessuali e psicologici, e in Italia, purtroppo, le cifre sullo stalking e sulla violenza verso le donne sono preoccupanti. Una delle cause è senz’altro quella culturale: il rispetto verso le donne non è uno dei punti più forti della nostra realtà, l’immagine femminile è troppo spesso svilita e l’aumento dell’indipendenza femminile è indigesta a molti. I fatti di cronaca sono la triste testimonianza di questi eventi. E la crisi economica che stiamo vivendo non aiuta certo a coltivare equilibrio e serenità. Ma la mancanza di rispetto verso le donne non è legata al ceto sociale, e spesso i picchiatori sono anche abbienti e laureati.
L’abuso sulle donne non ha confini, né tempo, è diffusa in ogni società e non risparmia nessun paese industrializzato e in via di sviluppo. Non conosce differenze socio-culturali, religiose, etniche, ed è occultata dal silenzio e dall’omertà delle donne che per la mortificazione subita, preferiscono non denunciare le violenze. Insomma non c’è epoca nella vita femminile che possa dirsi esente da questo rischio.
La consapevolezza dei diritti umani ha ormai raggiunto i livelli più alti, anche per la concreta opera che svolge l’ONU fin dalla sua nascita nel 1945. Eppure, malgrado l’ottimo lavoro svolto, la resistenza offerta da frange d’umanità, è tale che la realtà quotidiana nella maggior parte del mondo è ancora tragicamente oscurata dalle più vergognose violazioni dei diritti umani. Il 25 Novembre è stata fissata come la data che celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi e le organizzazioni internazionali a pensare ad attività tese a sensibilizzare la collettività su quest’argomento così delicato. Un importante traguardo è anche la Convenzione di Istanbul, un trattato stilato la scorsa estate con gli obiettivi di prevenire la violenza contro le donne, proteggere le vittime ed incentivare la perseguibilità penale degli aggressori.
Non si può disconoscere il raggiungimento di numerose tappe dei più importanti organismi mondiali e malgrado non manchi la consapevolezza dell’importanza e della gravità della condizione femminile il problema rimane ancora lontano da una soluzione soddisfacente ed adeguata ai tempi.
Tanto c’è ancora da fare, non soltanto attraverso le leggi, quanto piuttosto nella cultura e nel modo di agire quotidiano.Nessun comportamento delle donne può giustificare l’uso della violenza, ed essere parte attive in una relazione non legittima il partner al maltrattamento. Per far diminuire il numero di personaggi così orrendi ci vuole una rivoluzione culturale ma anche l’impegno dei genitori perché i picchiatori di domani sono i bambini di oggi.
alessia laterza