Ho scelto questo titolo perché sono profondamente convinto che oggi, per leggere questo pezzo fino alla fine, dovete essere un po’ audaci. Leggere, scrivere e partecipare non è da tutti.
Partiamo dai fatti: lunedì 12 novembre, Beppe Severgnini era a Pavia al Collegio Borromeo per presentare il suo nuovo libro, due sale stracolme, gente bella, tanti giovani, atmosfera giusta e fuori una città assopita dall’autunno.
Poi ci sono le sensazioni personali: la voglia di farsi consigliare, di sentire parole vere, la felicità di essere presenti e protagonisti della serata con la Twitter diretta, lo stupore nel vedere la sala gremita di giovani, l’amarezza di non vedere miei amici stretti presenti all’incontro. Peccato per loro, ancora una volta hanno perso una delle pochissime occasioni per imparare, per portarsi a casa una dose di speranza e di carica, per vedere con i propri occhi che, in Italia, ci sono delle persone con i capelli metallizzati che parlano il linguaggio dei giovani, perché i giovani li capiscono fino in fondo. È questo il maggior punto di forza di Beppe, lui pensa come i giovani. Infatti i protagonisti dell’incontro erano ragazzi e ragazze, che dopo una breve introduzione di Beppe, hanno scandito la serata con domande a 360 gradi: dalla ricerca di consigli alla politica per arrivare alla lettura di passaggi salienti del libro.
“Nel mio libro ci sono consigli per i giovani. Qui lo dico e qui lo nego.”
Il libro nasce fondamentalmente da due lectio magistralis – termine off limits per Beppe -, entrambe tenutesi alla giornata del laureato, la prima all’Università Ca’Foscari di Venezia e la seconda all’Università di Pavia nel cortile Teresiano, entrambe nel 2011. Due incontri chiarificatori per Beppe Severgnini, che lo portano a scrivere, per la prima volta, un libro denso di consigli per i giovani.
Non è stata una serata di marketing, ma di consigli veri, il linguaggio spontaneo – tanto da rendere impegnativa la nostra Twitter diretta -, i concetti importanti, facili da intuire, difficili da capire e apprezzare appieno.
Tanta speranza e niente demagogia, finalmente, per una sera ha vinto la speranza nel futuro. Non capita spesso, se alla sera stai in casa e guardi la televisione la speranza non solo non la trovi, ma la perdi.
“Sognare in un paese come il nostro è ancora lecito?” Michela
Michela, studentessa del Collegio Borromeo chiede se sognare, in un paese come il nostro, è ancora lecito. “Più che lecito è obbligatorio” la risposta di Beppe che alza subito il tiro sostenendo che è meglio essere illusi che frustrati. È il momento dei giovani, in tutti i campi, è il momento di coltivare i talenti, la media è finita. È finito il salario medio, la persona media…puntate sui vostri talenti è il consiglio più gridato!
In tutta la serata, finalmente, non ho sentito parlare di generazione perduta, ma di egoistica lungimiranza per la generazione attuale di giovani. Per Beppe a fregare le generazioni, le Università, le coppie… sono la mollezza, la pigrizia, la sciatteria, non le difficoltà.
“…a fregare le generazioni, le Università, le coppie sono la mollezza, la pigrizia, la sciatteria…”
Per la prima volta, ho sentito dire chiaramente che non è vero che conta solo l’esperienza – e a dirlo è una persona già arrivata, con tanta esperienza sulle spalle -, ma che alcuni giovani hanno abilità, talenti che sono più interessanti e li rendono più competitivi rispetto a chi possiede solamente l’esperienza. La vita si affronta solo guardando avanti!
Ho sentito per la prima volta dire chiaramente che una persona anche a 25 anni può essere vecchia.
“…bisogna adattarsi agli strumenti nuovi e gli americani in questo sono fortissimi, sono una società rivolta al futuro…”
Ho sentito una persona con i capelli grigi parlare di Twitter, di innovazione, di tempi che cambiano e di conseguenti adattamenti ormai obbligatori.
Ho fatto mie alcune frasi forti, sottolineate più volte durante la serata, quali: “Contenti e irrequieti è la chiave del successo”, “L’ironia è l’unico modo di prendere alle spalle gli dei”. Concetti che sono stati approfonditi. Concetti tanto difficili quanto veri.
“empatia, sincronia e sollecitudine sarebbero qualità da inserire nel CV europeo”
Si è parlato anche di Università, fra rapidi confronti America/Italia, Beppe non ha risparmiato stoccate pesanti al mondo accademico, dalle tesi copiate, ai docenti assopiti per arrivare alla mancanza di coreografia nelle nostre sedute di laurea, mancanza che porta a rendere meno intenso uno dei momenti più importanti – e che dovrebbero essere indelebili – nella vita di uno studente. Il confronto con i College americani rende l’Italia un paese più povero di emozioni, meno intenso nella vita studentesca e accademica, nel bene e nel male, ne consegue che gli anni dell’Università vissuti dagli italiani lasciano, mediamente, un’esperienza di vita meno intensa.
Tantissimi gli spunti di riflessione interessanti, a testimonianza del fatto che forse, “Italiani di domani, 8 porte sul futuro” è un libro che vale la pena di essere letto. E forse anche riletto. Per continuare a sperare e sognare. Think big.
fabio lunghi