“C’era una volta, in un paese lontano, una bellissima città. Aveva ricchi palazzi, splendidi templi, coloratissimi archi di trionfo, magnifici giardini e migliaia di armoniose case grigie, ognuna costruita attorno a un tranquillo cortile, tutte allineate lungo lo schema regolare di strade e veicoli come su una scacchiera. Era una città sacra, costruita sul bordo di un deserto, secondo un progetto che era venuto direttamente dal Cielo…”. Così scriveva Tiziano Terzani, quando nel 1980 fece le valigie e con la sua famiglia partì alla scoperta di Pechino. La realtà era, però, ben lontana dalle incantevoli descrizioni di quello che era stato un tesoro dell’antichità. La Cina stava cambiando le sue peculiari caratteristiche per diventare man mano uguale ai tanti altri paesi occidentali.
Chissà cosa avrebbe pensato il celebre giornalista se oggi fosse ancora vivo e se avesse seguito le notizie provenienti negli ultimi giorni dalla capitale cinese. È da inizio gennaio, infatti, che i 20 milioni di abitanti di Pechino vivono sotto un’incessante cappa di smog che di andare via non ne vuole proprio sapere. Complice la bassa pressione, che in questo periodo dell’anno impedisce la dispersione dell’aria inquinata verso altre zone. Aria piena di polveri sottili (o particolato, in inglese particulate matter), ovvero particelle liquide e solide presenti nell’atmosfera, che rappresentano oggigiorno l’elemento inquinante di maggiore rilievo nelle aree urbane e che sono divise a seconda delle loro dimensioni e misurate in micrometri (1 micrometro è pari a un milionesimo di metro). Più tali polveri sono piccole e più diventano dannose per l’uomo, potendo penetrare le ramificazioni dei polmoni e persino entrare nei vasi sanguigni.
Secondo i dati provenienti sia da giornali locali (China Daily, Il Quotidiano del Popolo) che dal resto del mondo (The Guardian, Reuters), l’aria a Pechino ha raggiunto concentrazioni di polveri sottili superiori a 600 microgrammi per metro cubo (con punte di addirittura 900), 30 volte il valore medio consigliato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. È stata, pertanto, dichiarata una vera e propria situazione di emergenza in città e nelle zone limitrofe, accompagnata dall’invito del governo cinese rivolto ai cittadini di rimanere a casa il più possibile e di ridurre l’uso di automobili. In caso contrario, per uscire agli abitanti è stato consigliato di usare mascherine antigas per proteggere le vie respiratorie.
È proprio in questi giorni che si è registrato un incremento senza pari nelle vendite delle case produttrici di questo tipo, così come sono andati a ruba pure i purificatori d’aria. Il cielo è oscurato. Molti voli sono stati cancellati per via della scarsa visibilità, generando parecchi disagi tra le persone che regolarmente viaggiano su questo mezzo. Altro dato significativo è poi l’aumento dei pazienti ricoverati per difficoltà respiratorie nei due ospedali più importanti della città. Infatti, l’eccessiva concentrazione di inquinamento e di polveri sottili genera problemi come asma, insufficienza polmonare, patologie cardiovascolari (infarto) e tumori.
Nel 2012 sono state 8.572 le persone morte a causa dell’inquinamento. Questa grave situazione nella quale versa oggi Pechino ha portato la stampa locale a criticare duramente i provvedimenti presi dal governo cinese, che finora non hanno dato i risultati sperati e secondo The Guardian, se non si attuassero da subito operazioni volte a combattere l’inquinamento, la Cina dovrà prepararsi ad affrontare le derivate conseguenze a lungo termine.
paula parovina