È appena arrivata da Londra la notizia del primo storico sì del Parlamento inglese alle nozze gay. Dopo la Francia – il 2 febbraio, seguita da aspre critiche dal cardinale Angelo Bagnasco – anche in Inghilterra è stato approvato il progetto di legge che autorizza i matrimoni omosessuali, per mano della Camera dei Comuni. Con 400 voti favorevoli e 175 contrari, il provvedimento dovrà passare dalla Camera dei Lord, la quale decreterà la propria decisione solo tra qualche mese, a maggio. Se approvata, passerà infine ad un ultimo voto dalla camera bassa.
Qualora la proposta diventasse effettivamente legge, i matrimoni tra persone dello stesso sesso sarebbero regolari a partire dal prossimo anno, 2014, con la possibilità di celebrarli attraverso il rito civile o religioso, solo dove essi saranno accettati dalle autorità religiose (secondo le intenzioni del Governo le diverse religioni dovranno essere libere di decidere se consentire o meno l’uso delle loro Chiese, moschee, sinagoghe o altri luoghi di culto per i nuovi matrimoni).
Si è dichiarato felice di questo risultato David Cameron, primo ministro inglese «Oggi è un giorno importante. Io credo fortemente nel matrimonio, perché aiuta le persone ad impegnarsi l’una con l’altra e penso che sia giusto anche per gay potersi sposare. È questione di parità ma anche di rendere più forte la nostra società», nonostante le disapprovazioni provenienti soprattutto dai membri del partito conservatore, lo stesso partito di cui il premier è leader. Importante infine è stato l’appoggio di laburisti e liberali. In ogni caso, la proposta di legge è stata approvata anche da esponenti tory di primo piano. George Osborne (Ministro delle Finanze), William Hague (Ministro degli Esteri) e Theresa May (Ministro degli Interni), hanno motivato pubblicamente il loro sì in una lettera al Daily Telegraph: «Dobbiamo sostenere i matrimoni gay non nonostante, ma perché siamo conservatori».
Ufficialmente sono dieci i paesi che riconoscono i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Argentina, Belgio, Canada, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Sudafrica e Svezia. A questi se ne aggiungono altri, nei quali – per vari motivi, anche in assenza di una legge riguardante lo stato in tutta la sua interezza – solo in alcune zone possono farlo: in Messico è legale nel distretto della capitale, Città del Messico; negli Stati Uniti è il caso del Massachusetts, del Connecticut e del District of Columbia, tra gli altri. Un passo in avanti per i diritti e doveri dell’uomo: qualunque preferenza essi abbiano, davanti alla legge sono uguali. Anche in questo ambito.
In altri venti paesi, pur non riconoscendo il matrimonio come istituzione tra persone dello stesso sesso, viene riconosciuto il legame tra i due soggetti come unioni civili. Questo accade in molti stati dell’Europa – Austria, Danimarca, Germania, Irlanda e Lussemburgo, tra i tanti, e appunto, Francia e Regno Unito -, ma anche nel resto del mondo – Colombia, Ecuador, Nuova Zelanda, Uruguay. L’Italia è fuori da questa lista, forse per la forte presenza, e influenza, dello stato Vaticano, ed è ancora molto lontana da diventare simile ai suoi vicini di casa, per tutto ciò che riguarda i diritti e doveri delle coppie omosessuali, e non solo, più generalmente delle coppie di fatto.
paula parovina