RACCONTI DA ANKARA – I MOTIVI DELLA RIVOLTA DA CHI LA STA VIVENDO

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Cosa sta succedendo in Turchia? «Ma come, non era storia di settimana passata?» vi starete chiedendo. Ma è proprio di oggi la notizia di 24 arresti per un tweet di solidarietà sulla rivolta. Le proteste che si sono scatenate a Istanbul sul finire del maggio scorso non sono affatto cessate, estendendosi, al contrario, a macchia d’olio in tutte le principali città turche. Un amico di UAU magazine, che si trova da qualche mese ad Ankara (e che preferisce mantenere l’anonimato) ci ha raccontato in due puntate le cause e le dinamiche di quella che – probabilmente improvvidamente – da molti media occidentali è stata ribattezzata la “primavera turca”.

In questo primo pezzo ci vengono descritte, direttamente dalla capitale, le cause remote delle proteste e delle manifestazioni, mentre settimana prossima ci verrà raccontato cosa sta accadendo per le vie di Ankara e in tutta la Turchia.

l. m.

Al fine di comprendere meglio cosa sta succedendo in Turchia dobbiamo partire da tempi ben più risalenti rispetto ai fatti di Istanbul che hanno costituito il fulcro e la miccia delle proteste. Già nel 2011, quando l’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) di Erdogan ha vinto le elezioni, apprestandosi così a iniziare il suo terzo mandato consecutivo, qualcosa è cambiato. L’ampia maggioranza parlamentare accordatagli ha consentito così al primo ministro di indirizzare la politica turca verso orizzonti più vicini al medio oriente e a quello che noi chiamiamo il mondo islamico, allontanandosi così dall’Europa. Erdogan si è sentito molto più libero nella sua azione politica, accennando a una svolta totalitaria e autoritaria, al punto che in Turchia ormai non è più tabù la parola “dittatore”. Forse è esagerata, ma rimane utile per significare una sorta di svuotamento del potere del parlamento, che ormai serve esclusivamente a ratificare le scelte già definitivamente prese da Erdogan. rtx103xa-542x402

Appena sono arrivato in Turchia mai avrei pensato di trovare così tanta gente che parla male di lui, nonostante la sua ampia maggioranza alle ultime elezioni (anche se c’è chi parla di brogli e chi sostiene che nell’imminenza della chiamata al voto il suo partito abbia distribuito cibo e altri benefit ai non abbienti per accaparrarsi la preferenza)! La sua spinta verso una sorta di totalitarismo sta pian piano prendendo mano e se ne riscontrano molteplici avvisaglie come, per esempio la costruzione di moltissime moschee, una legge che ha parificato le scuole islamiche a quelle statali o le limitazioni alla vendita degli alcolici. Ad Ankara ci sono dei chioschetti aperti 24ore al giorno che vendono alcool, che al ristorante, invece, non trovi, ma presto verranno ridotti e fortemente limitati in virtù dei principi coranici. Erdogan sta cercando di rafforzare così giorno dopo giorno la propria posizione di leader assoluto della Turchia, tentando anche di oscurando la figura di Mustafa Atatürk, primo presidente ed eroe nazionale turco, tutt’ora amatissimo e sempre presente nel cuore del suo popolo (colui che ha vietato il velo, concesso il voto alle donne e sancito la separazione tra religione e stato, n.d.r.). Ebbene Erdogan ha dichiarato dinnanzi al parlamento: «La legge sull’alcool è stata redatta da due ubriachi», sottintendendo esplicitamente Atatürk e sfidando di fatto la sua memoria.

Il popolo turco moderato ha così preso come pretesto l’urbanizzazione del Gazi Park, uno dei pochi polmoni verdi rimasti a Istanbul, che Erdogan avrebbe voluto trasformare in una moschea e in un centro commerciale, per dare voce al proprio timore di una irreversibile svolta autoritaria.

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