Il Museo ospitato nella splendida cornice di Villa Borghese a Roma conserva sculture, bassorilievi e mosaici antichi, nonché dipinti e sculture dal XV al XVIII secolo. La raccolta, costituita inizialmente dal cardinale Scipione Borghese all’inizio del XVII secolo, conserva capolavori di Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Raffaello, Tiziano, Correggio, Caravaggio e splendide sculture di Gian Lorenzo Bernini e del Canova.
Il nucleo più importante delle sculture e delle pitture nella Galleria Borghese risale al collezionismo del cardinale Scipione (1579-1633), figlio di Ortensia Borghese, sorella del Papa Paolo V, e di Francesco Caffarelli, ma gli eventi dei tre secoli successivi, tra perdite e acquisti, hanno lasciato notevoli tracce.
L’attenzione del cardinale Scipione era rivolta a tutte le espressioni di arte antica, rinascimentale e contemporanea, atte a rievocare una nuova età dell’oro. Non particolarmente interessato all’arte medioevale, ricercò invece, con passione, la scultura antica. Ma l’ambizione del cardinale favorì la creazione di nuove sculture e soprattutto di gruppi marmorei che fossero messi a confronto con le opere antiche.
Il ritratto di Paolina Bonaparte Borghese, eseguito dal Canova tra il 1805 e il 1808, è presente nella Villa dal 1838. Nel 1807 Camillo Borghese vende a Napoleone 154 statue, 160 busti, 170 bassorilievi, 30 colonne e vari vasi che costituiscono il fondo Borghese del Louvre. Ma già nel terzo decennio dell’Ottocento le gravi lacune sembrano colmate con nuovi materiali provenienti da recenti scavi archeologici e con opere recuperate dalle cantine e da varie altre dimore borghesiane.
La collezione dei dipinti del cardinal nepote era notevole, e già nel 1613 poeticamente descritta da Scipione Francucci. Nel 1607 il Papa aveva fatto assegnare a Scipione 107 dipinti confiscati al pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino. Dell’anno successivo fu l’asportazione clandestina dalla cappella Baglioni nella chiesa di S.Francesco a Perugia e il trasporto a Roma della Deposizione di Raffaello, assegnata al cardinale Scipione con motu proprio papale. Nel 1682 confluisce parte dell’eredità di Olimpia Aldobrandini, che includeva opere della collezione del cardinale Salviati e di Lucrezia d’Este, nella collezione Borghese. Nel 1827 Camillo Borghese acquistò a Parigi l’importante Danae del Correggio.
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Gian Lorenzo Bernini
(Napoli 1598 – Roma 1680)
Apollo e Dafne
1622-1625
Marmo di Carrara
Inv. CV
Provenienza: collezione del cardinale Scipione Borghese
Soggetto del gruppo scultoreo è la favola che Ovidio narra nelle sue Metamorfosi (I, 450-567): Apollo, a causa di una vendetta di Eros, è colpito dal dio con una freccia che lo fa invaghire della ninfa Dafne, seguace di Diana. La fanciulla, invece, trafitta dal dardo che causa il sentimento contrario, rifiuta l’amore e prega il padre, il dio fluviale Peneo, di aiutarla a sfuggire al divino aggressore. L’opera rappresenta il momento culminante della metamorfosi di Dafne in albero di alloro.
Bernini crea una messa in scena teatrale nella quale l’occhio dello spettatore segue lo sviluppo della trasformazione: Apollo dopo la corsa ha raggiunto l’amata, che ha già mutato i suoi piedi in radici e le mani in rami carichi di foglie; le cinge la vita, ma le sue dita sfiorano già la corteccia dell’albero. Da quel momento l’alloro diventerà caro al dio, che si cingerà il capo con le sue fronde, e sarà considerato l’attributo di artisti e poeti.
In origine la scultura era collocata sul lato della stanza contiguo alla cappella e poggiava su un basamento più basso, che aumentava l’effetto scenografico e di coinvolgimento emozionale dello spettatore.