Per fare una vacanza memorabile non serve molto: una tenda, una macchina e un’idea. È proprio quest’ultima che, nel mese di agosto, ci ha portato a viaggiare per diverse spiagge italiane. La nostra idea di percorrere 3.000 Km, di toccare 10 regioni, di scattare oltre 200 fotografie, di incontrare una cinquantina di amici sparsi per la penisola e di regalare 1.000 adesivi di UAU magazine si è realizzata. Il nostro “summer tour” per le spiagge del bel paese si è rivelato una vera e propria storia, magari non degna di un libro – come qualcuno ci ha suggerito -, ma sicuramente un’avventura da raccontare.
In realtà una parte di questa storia l’abbiamo già raccontata in diretta, giorno dopo giorno, con le fotografie che abbiamo postato su Instagram utilizzando l’hashtag #UAUMAG e sul nostro sito uaumag.it. Una vacanza in diretta: è proprio questo l’aspetto più innovativo di questo viaggio, un tour delle spiagge italiane completamente social, in diretta su tutti i maggiori social network (Facebook, Instagram e Twitter) e sul nostro sito internet.
Non si tratta di manie di protagonismo o di autoreferenzialità, ma semplicemente di un esperimento, di idee nuove, di un modo alternativo di raccontare qualcosa e, lasciatecelo dire, di sana pubblicità per il nostro magazine. Il feedback è stato positivo: tanta gente incuriosita in giro per l’Italia ci ha chiesto cosa stessimo facendo e moltissimi amici ci hanno seguito giorno dopo giorno e, al nostro rientro, hanno voluto sapere qualcosa in più di questo “summer tour”.
Ma le fotografie, da sole, non bastano per descrivere le sensazioni e non rendono giustizia a una vacanza che vale un’estate e un’esperienza indimenticabile. Abbiamo attraversato tutta l’Italia e nel farlo noi eravamo sempre uguali: una tenda, una Mini cooper, un budget da rispettare, la ricerca di spiagge nuove, divertimento e amici. Al contrario, tutto intorno a noi cambiava, rapidamente, senza darci la possibilità di abituarci, di adattarci ai ritmi del posto o di annoiarci. Cambiavano i paesaggi, i dialetti, i prezzi, le spiagge, i tipi di turisti, i piatti, i tramonti. Così, ad esempio, in Liguria abbiamo visto parcheggi da 50 euro al giorno, mare cristallino e paesaggi da cartolina. Spostandoci un po’ più a sud abbiamo visto la torre di Pisa, le spiagge bianche di Rosignano, il Colosseo, il Vittoriano. Abbiamo attraversato la costiera Amalfitana per arrivare a Salerno e tuffarci nel mare di Paestum. Proprio nelle zone limitrofe a Salerno abbiamo notato decine di abitazioni ancora in fase di costruzione e abbandonate. Non abbiamo postato volutamente le fotografie delle “cattedrali nel deserto”, degli ecomostri o dei rifiuti che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso, ma ne abbiamo visti molti nel sud Italia.
A ferragosto siamo stati a Gallipoli, fra mare cristallino e movida. Una città invasa di turisti, ricca di divertimenti, spiagge curate, parcheggiatori abusivi e traffico. Poi, solo pochi giorni dopo, eravamo proiettati a Porto Recanati, passando per la Puglia dei trulli e dei mulini a vento, con una tappa tecnica all’ILVA di Taranto, perché in Italia a certe cose ci credi solo se le vedi. Siamo tornati a Porto Recanati a distanza di cinque anni e tante cose sono cambiate: gli amici di una volta sono spariti quasi tutti, il Babaloo – la discoteca più bella d’Italia – ha chiuso e sembra essere rimasta solo la tranquillità di sempre all’ombra del monte Conero.
E, infine, l’intramontabile Riccione, la nostra ultima tappa mancata a causa della morte in un incidente stradale del Tia, un nostro caro amico, e quindi il rientro di fretta a Pavia per salutarlo. Una vacanza memorabile, una storia senza lieto fine, ma comunque una storia. Un viaggio ricco di divertimenti, mare, amici, tramonti e posti mozzafiato, immersi in tradizioni, dialetti e vizi all’italiana che ci hanno regalato una visione a 360° di un’Italia che deve crescere ancora tanto.
Abbiamo visto un paese a tratti fermo, che sembra non conoscere il significato di parole importanti quali legalità e autocritica, ma che al contrario sa nascondersi bene – come ci insegna ogni giorno la televisione – dietro la parola crisi.
fabio lunghi