Mi auguro che chi leggerà queste riflessioni non mi voglia catalogare tra la schiera di gente che fa poco e vorrebbe che quel poco fossero gli altri a farlo. Ognuno di noi ha la ricetta giusta. Ognuno pensa che siano sempre gli altri a dover privarsi di qualche cosa, perché personalmente io ho già dato, e, in ogni caso, non evado, mentre chissà quanto evadono gli altri. Non ci rendiamo conto che facendo parte di una comunità molto composita, dobbiamo fare in maniera tale che gli sforzi siano rivolti verso la stessa direzione, per non vanificare quanto di buono è fatto da tutti gli altri.
Quando proprio non sappiamo con chi prendercela, scarichiamo il tutto sui politici, fonte primaria di ogni problema grande e piccolo che la gente sistematicamente incontra. Forse, una grossa parte di colpa è di coloro che avrebbero dovuto istruire un popolo che guarda soprattutto ai propri diritti e poco ai doveri che, nella stessa misura, ricadono sulle proprie spalle. È facile pensare che questo e quello ci è dovuto, molto più difficile è prendere coscienza che il nostro operare deve essere impostato nella rettitudine più assoluta per, poi, pretendere, da altri, lo stesso.
Normalmente è difficile che le assemblee dei condomini vedano la presenza di tutti o di buona parte dei condomini, perché spesso è ritenuta una perdita di tempo e, ove la gente è presente per far sentire la propria voce agli altri, non si rende conto che ogni tanto è meglio stare zitti, per non far comprendere a tutti la propria scarsa conoscenza su argomenti specifici. E se uno non partecipa ad un’assemblea ove sono discussi i propri soldi, come è pensabile pensare che altri possano svolgere questo ruolo in maniera migliore di noi stessi?
Chi ha voglia, ogni tanto, farebbe bene a partecipare ai Consigli Comunali. Pur non avendo la possibilità di prendere la parola, è bello rendersi conto da chi siamo rappresentati. Non sempre la voga degli oratori è in diretta relazione con il proprio cervello, ed allora possono essere ascoltate osservazioni a dire poco raccapriccianti. Essere eletto, per qualcuno è certamente il massimo della notorietà cui può aspirare. Può anche darsi che alcuni siano manovrati da altri, ma la cosa più triste, è constatare che, senza rendersene conto, sembra che rappresentino il trastullo di turno.
Per lavoro partecipo a molte assemblee societarie. Ma posso assicurare che anche in queste, non sempre l’accortezza regna. Mi ricordo quando, in un’assemblea, per far quadrare i conti attesi, furono rivalutate le partecipazioni. Dopo qualche anno, l’operazione per gli amministratori si rese necessaria, ma inversa, e le partecipazioni furono svalutate. Ebbene, nessuno in assemblea chiese chiarimenti né nel primo caso né nel secondo. Poi però, come al solito, qualcuno, fece domande sulle ragioni dell’incremento frazionario degli interessi passivi e delle spese per la cancelleria. Provate a leggere i resoconti delle assemblee delle società quotate, dove alcuni prendono la parola, spesso perché sollecitati da interessi legittimi, per aiutare amministratori e sindaci.
Mi ricordo quando un professionista affermato, portatore di 200 azioni di una banca popolare quotata, per un controvalore di non più di 500 euro, si mise a tessere elogi che tutto era bello e tutto era perfetto e che l’opera del consiglio era veramente da lodare e incensare. Non vi dico dove sono finiti i consiglieri così definiti. Dopo si è saputo che quel signore aveva emesso fatture per diverse centinaia di migliaia di euro a quella società per aver provveduto a rivalutare gli immobili posseduti.
Un altro professionista, continuava a porre domande ben precise, alle quali fu data ampia risposta evidenziando l’operato impeccabile dell’organo amministrativo. È risultato che questo signore non svolgeva la professione, ma aveva scelto di partecipare alle assemblee e a porre domande, a pagamento, e così aveva risolto il suo problema finanziario.
Adesso, guardiamo all’IMU e alle tasse che tutti noi paghiamo. L’on. Berlusconi ritiene che sia doveroso che l’IMU non sia più pagata. Io non sono d’accordo con lui. Per favore, comprendetemi. Non sono d’accordo con lui perché vuole limitare solo all’IMU il mancato pagamento. L’on. Berlusconi avrebbe dovuto seriamente dire che i cittadini non devono pagare alcuna tassa. Così facendo, non avrebbe solo preso il 30% dei voti, ma avrebbe raggiunto e superato l’80%.
Adesso ragioniamo un pochino. Se è vero che esiste ancora un Ente per la difesa degli orfani della prima guerra mondiale. Se è vero che continuiamo ad essere gravati da addizionali per la guerra di Abissinia, per l’alluvione della Calabria degli anni 50, si capisce che noi continuiamo a pagare tasse e basta. Un lavoratore, un pensionato, incassa il netto, e il datore di lavoro versa tasse e contributi. Concettualmente quanto riesco a risparmiare, non è frutto di evasione, ma di risparmi. Lo Stato dovrebbe tutelare il risparmio (vedi quanto prevede la Costituzione all’art. 47) e, quindi, non tassarlo ulteriormente. Se io compro, con i miei risparmi, una casa, la stessa dovrebbe non essere ulteriormente tassata.
Ma tutti sappiamo che non è così. Perché con il Governo Amato, ci fu un prelievo forzoso dello 0,70% sui depositi giacenti, e il frutto degli interessi depositati in banca, sia pur minimali, visto che quando si percepisce l’1% è tanto, sconta la tassazione del 20%, anche se a titolo definitivo, almeno per i privati. Il ragionamento fila perfettamente. Il risparmio non va tassato. Ma se lo Stato non riesce a fare bene i conti, dove va a prendere le risorse che gli servono? Se i Governi non si sono preoccupati di far quadrare i conti e hanno continuato a stampare Lire, quando era possibile, e a svalutarle per essere competitivi con l’estero, ma in questo modo hanno continuato a riconoscere ai possessori di Bot e Cct interessi sempre maggiori, la colpa non può essere addossata solo agli ultimi tre-quattro governi.
È pur vero che alcuni parlamentari sono corresponsabili da lunga data, ma queste cose non vogliono sentirle dire, perché se c’erano, probabilmente erano impegnati in altre cose, e naturalmente non possono assumersi le responsabilità per tutte le nefandezze accadute. Se non riusciamo a far ricadere la responsabilità su coloro che ce l’hanno, l’unica cosa da fare è mantenere gli impegni presi e cercare di pagare, alla scadenza, quanto dovuto. Il Governo deve trovare le risorse necessarie. Chi dice di non pagare importi magari già impegnati, dovrebbe avere l’accortezza di dire anche dove andare a trovare i fondi per poter adempiere.
È facile dire di ridurre gli stipendi di questo e di quell’altro, o di tutti i quasi mille rappresentati in Parlamento. Resta il fatto che anche dimezzandoli, insieme a quelli dei politici in regioni, province e comuni, l’importo, sia pur considerevole, non sarebbe così marcato come qualcuno pensa. È vero che il Quirinale costa quasi il triplo di Buckingham Palace, ma questo non diciamolo agli inglesi, perché riderebbero a squarcia gola. È vero che il nostro capo della Polizia incassa il doppio del Presidente degli Stati Uniti d’America. Forse il problema è proprio questo. La scala dei valori delle persone coinvolte, e che non si può e non si vuole disconoscere, rappresenta una situazione difficilmente raffrontabile con il resto del Paese.
E soprattutto in una situazione veramente deteriorata come quella attuale, è indispensabile che tutti noi ci diamo da fare per venirne a capo, non potendo più permetterci di vivere spendendo e spandendo, non avendo più le risorse necessarie. I tempi sono cupi e non accennano a rischiararsi. Il Governo, qualsiasi governo, deve far comprendere ai Cittadini che bisogna stringere la cinghia e darsi da fare. Non aspettarsi qualcosa, ma cercando di fare qualcosa, oltre che per se stessi, anche per gli altri. Se riusciamo a comprendere questa necessità, il futuro sarà più roseo.
franco de renzo