Milano – Il 5 dicembre si è tenuto al Vodafone Village uno dei 58 TEDxWomen che si sono realizzati in tutto il mondo nella stessa giornata. TED (Technology Entertainment Design) è una conferenza che si tiene ogni anno a Monterey, California e, recentemente, ogni due anni in altre città del mondo.
La sua missione è riassunta nella formula “ideas worth spreading” (idee degne di essere diffuse) e, in effetti, le migliori conferenze sono state pubblicate gratuitamente sul sito web del TED. Le lezioni abbracciano una vasta gamma di argomenti che comprendono scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altro TEDx, con l’aggiunta dell’esponente x, seguito dal luogo, indica gli altri eventi indipendenti organizzati nel mondo. Ed è a questa tipologia che ho avuto il piacere di assistere lo scorso venerdì con un contest tutto al femminile.
Tra i relatori Luciana Littizzetto e Caterina Caselli, note celebrità, ma non meno importanti sono state le imprenditrici, avvocatesse, musiciste, scienziate, che hanno offerto il loro contributo, personalmente ancor piu significativo per la concretezza e l’emozione mostrata in ogni speech.
L’evento è stato introdotto da Luciana, divertente e senza peli sulla lingua, così come la conosciamo negli schermi. Sappiamo di lei che è autrice, presentartice e attrice, ma dietro una grande donna c’è anche un grande percorso. Luciana, prima di diventare un’icona tra le donne e i comici, si è laureata in lettere e al conservatorio, ed ha insegnato per 9 anni musica nelle scuole medie. Immaginate di poter essere uno di questi alunni che hanno avuto l’opportunità di avere un insegnante di così gran talento.
Nel TEDx, Littizzetto sottolinea scherzosamente come la posizione della donna ricada spesso nel mezzo tra ipocrisia e realtà: prendendo come punto di riferimento le donne di spettacolo che spesso mentono all’evidenza di una chirurgia plastica. Conclude la sua entrata con un paio di consigli della nonna “Per stare in coppia bisogna mangiare l’aglio e dire che è dolce”, e un augurio al pubblico, “Vivete da vivi”, ribadendo l’importanza di essere reali e vivere la propria vita a pieno giorno dopo giorno.
A seguire, donne di successo, imprenditrici con grandi sogni, con famiglie allargate (dai 4 a 6 figli), donne che sono state ispirate dai propri genitori o che hanno lottato contro lo standard per dimostrare a se stesse, e agli altri, che potevano farcela. Mi hanno colpito le parole di Mariacristina Gribaudi, amministratore unico di Keyline, “mi sono sempre domandata se, in quello che facevo, fossi allineata con la bambina che ero e la persona che volevo essere” raccontado la sua storia e l’importanza di essere autentici in tutto ciò che si fa e di tenere presente i propri valori e condividerli.
Come lei, Valentina Auricchio, designer strategico, nello spiegare quali sono gli elementi importanti nell’innovazione e nella creatività, riafferma il valore della squadra, del confrontarsi, del tirar fuori il meglio da tante teste, e insieme a questo, di essere curiosi: guardare, osservare e vedere. Oggigiorno ci troviamo spesso a guardare gli altri e formulare giudizi scompassionati, creiamo i gossip e insultiamo la nostra intellingenza e la reputazione degli altri senza cercare di andare oltre le apparenze. Credo che Valentina abbia dato un input non così scontato: se ogni tanto ci prendessimo il tempo di leggere tra le righe, forse, non solo riusciremmo a vedere e capire, ma potremmo evitare tante perdite di tempo, malintesi, conflitti e produrre qualcosa di migliore e anche innovativo.
Dare valore al proprio tempo è un concetto ripreso anche da Mia Julia, musicista, elencando gli ingredienti che alimentano le qualità umane che creano l’ispirazione: il gesto, la durata e il contrasto. Mia lavora con la musica sperimentale e usa il suo mondo per spiegare quanto sia rilevante ogni singola azione, unita al controllo del tempo e alla contrapposizione con il contrario per generare creatività e emozione: il giusto contesto in cui possiamo costruire per valorizzare il nostro lavoro.
Guardando la superficie delle sue parole, potrebbe sembrare un discorso ovvio, detto da chi lavora con l’arte, eppure non è l’unica a esporsi sul tema dell’ispirazione: dalla scienziata Lidia Dell’Aste all’avvocato Claudia Parzani, è evidente l’importanza di sfruttare la propria energia e passione per costruire e costruirsi, il tutto sempre unito alla collaborazione e valorizzazione di se stessi e del lavoro di squadra. Donne diverse e percorsi diversi, ma con molto in comune e con tanta voglia di trasmettere.
La società cade di frequente nell’omogenizzazione di genere, ponendo le donne, ma anche gli uomini, in un insieme categorizzato da stesse caratteristiche e comportamenti. Il progresso e l’innovazione nascono invece dai contrasti e dalle differenze e sono d’accordo con Mariolina Migliarese, neuropsichiatra, che espone con poche parole l’ignoranza sulle differenze che persiste nel nostro sistema: abbiamo smesso di valorizzare il diverso. E per questa ragione affrontiamo crisi interiori fino ai livelli macro-sociali, abbiamo smesso di gestire le difficoltà per adattarci a ciò che ci viene offerto da pochi.
In questo TEDx in rosa non c’è stato un femminismo scontato, ma una vera e propria dichiarazione di differenza per l’innovazione e di collaborazione per la soddisfazione di raggiungere obiettivi piu ambiziosi e proficui.
Ancora nel 2013, parliamo di uomini e donne, e ancora esistono le definizioni di “cose da donne” e “cose da uomini”: forse sarebbe il caso di mettere da parte il “cosa è per chi” e cominciare a riflettere su “cosa è per la gente”, e veramente oltrepassare i limiti culturali che dettano discriminazioni, e trarre vantaggi dal diverso in un ottica di crescita sociale.
Il TEDx è uno di quegli eventi dov’è possibile trovare quella “ispirazione”, che queste donne mi hanno dato, e che ogni tanto abbiamo bisogno un po’ tutti, specialmente quando non sappiamo da che parte girarci.
Il formato TED lo si trova on line e il formato TEDx è possibile organizzarlo ognidove, per cui non vedetela solo come un’opportunità per partecipare, ma anche da realizzare.
Riprendo le parole di Barbara Stefanelli, citando Gaber, “la libertà è partecipazione” e per quanto il significato di poche parole sia molto profondo da spiegare in questo finale, vorrei solo sottolineare che non c’è miglior soddisfazione di quella provata al raggiungimento di un traguardo per cui si è dovuto lottare insieme ad altri.
giuseppina cuccurullo