L’azienda statunitense Amazon è stata tra le prime grandi imprese a dedicarsi alla vendita di prodotti su internet, raggiungendo negli anni un alto grado di popolarità e diffusione, al punto che oggi, anche in Italia, non necessita alcuna presentazione. Amazon, nell’anno appena concluso, ha registrato numeri da record, vendendo più di un miliardo di oggetti, con picchi altissimi durante le festività natalizie. E pensare che inizialmente l’azienda cresceva molto più lentamente delle concorrenti. La vera svolta ebbe inizio nel 2000, quando riuscì a sopravvivere alla bolla speculativa delle “Dot com”, in cui i titoli delle società internet venivano comprati dagli investitori senza nessuna prudenza credendo in rapidi incrementi dei prezzi, che non arrivarono mai. Dal 2002 Amazon iniziò a registrare i primi profitti, e da allora è sempre rimasta in attivo. Uno dei punti di forza dell’azienda è la scelta di affidarsi nella vendita agli affiliati, chiamati “Associate”, ovvero venditori indipendenti che ricevono una commissione se, attraverso link dai propri siti, indirizzano i clienti che effettuano poi un’ordine sul sito di Amazon. Questa modalità di vendita fu introdotta dalla società e ben presto copiata dalla maggior parte dei concorrenti, e, secondo alcuni, questa soluzione costituisce il 40% delle vendite del sito. In questo modo la creatura di Jeff Bezos, nata come libreria online, è riuscita ad imporsi come leader anche nel nostro paese, in cui era radicata una certa diffidenza verso l’e-commerce. Il boom in Italia della vendita online è testimoniato dall’apertura nel 2011 del primo centro di distribuzione Amazon a Castel San Giovanni, che registra numeri elevatissimi di merci ordinate. Il record assoluto che è stato raggiunto consiste in 158mila prodotti venduti, ad un ritmo di 109 ordini al minuto. Si tratta di cifre cospicue, a dimostrazione del fatto che in Italia vi sono anche settori in crescita, in particolare, quello del commercio online, come documentato dal recente rapporto Istat per cui il 31,5% degli italiani over 14 hanno acquistato su internet per uso privato. Sorprendentemente, anche con una mole di ordini di questo tipo, l’efficienza di Amazon non cala, e la consegna standard, se il prodotto è disponibile, viene effettuata in 3-5 giorni lavorativi. La velocità è, infatti, uno degli elementi cardine di Amazon, e nel centro italiano, che si sviluppa su 25mila metri quadrati con oltre 300 dipendenti, il tempo a disposizione in magazzino per concludere l’ordine è di 33 secondi. Se si impiega più tempo si va in debito e si ha ancora meno tempo per evadere l’ordine successivo. I ritmi sono serrati ed intensi, ed i contratti? Amazon offre contratti interinali di una o due settimane, e secondo i sindacati solo un lavoratore su venti riesce a sopportare la pressione e resiste a questi ritmi. Come si dice, non è tutto oro quello che luccica. Inoltre l’azienda si trova spesso a fronteggiare provvedimenti anti-Amazon, l’esempio italiano è costituito dalla legge Levi, che vietò a tutti i distributori sconti sui libri superiori al 15%, ponendo così fine alle grandi campagne di sconto che hanno garantito la popolarità della multinazionale. Una legge che quindi vuole porsi a tutela delle librerie indipendenti e dei piccoli editori, quelli che hanno risentito maggiormente di questa concorrenza. Non va meglio in Francia, dove in questi giorni si sta votando per una legge improntata, anche in questo caso, alla tutela delle piccole librerie. Amazon in Francia è stata accusata di dumping, ovvero di vendita a prezzo inferiore a quello del mercato, e il Parlamento francese sta procedendo per vietare l’applicazione di uno sconto totale (compresa la spedizione) superiore al 5%. In tutta questa corsa alla tutela delle piccole librerie sembra però che molti si siano dimenticati di chi i libri li compra e li legge. Di certo questo tipo di provvedimenti non favoriscono la vendita di libri, specialmente nel classico formato cartaceo. In Italia per contrastare questo fenomeno sono da poco stati introdotti degli sgravi fiscali sui libri pari al 19% delle spese sostenute, con un tetto massimo di duemila euro a persona, di cui mille per i libri in generale e mille per i testi scolastici. La detrazione però è valida solo per il formato cartaceo, e non per gli ebook, dimostrando una visione conservativa che non convince fino in fondo. Del resto anche la presunta lotta per la tutela delle piccole librerie sembra alquanto anacronistica, più in linea con il film del 1998 “C’è posta per te”, in cui rivaleggiavano la grande catena Fox e la piccola libreria di famiglia “Il negozio dietro l’angolo”, che con l’attuale mondo dell’e-commerce.
martina raggi