Oggi UAU magazine vi propone qualcosa di assolutamente nuovo rispetto al solito. A cura della nostra Cristina Cappelli, ecco a voi un brano di scrittura creativa che vede protagonisti due celebri personaggi della storia e della letteratura italiana. Siete in grado di riconoscerli? Per chi non ci riuscisse, in fondo al pezzo il mistero verrà svelato.
In quell’angolo della stanza così buio, così cupo, c’è uno spiraglio di luce che trafigge il mio silenzio. È tagliente, accecante e penetra all’interno del mio animo oltrepassando i limiti del mistero. Sfiora le corde emotive e le fa vibrare. Percepisco quella vibrazione intensa come l’ultimo brandello di forza che mi rimane. È una sensazione gradevole, rassicurante e mi illude, anche solo per uno squarcio di secondo, di poterti stare accanto ancora per molto. La vista è offuscata, i colori sono fuggiti via infrangendo quei tratti ben definiti che li imprigionavano. Per loro, nella mia mente, ora regna l’anarchia. Non vedo il colore della tua pelle così vivida, né quello dei tuoi capelli, né quello dei tuoi occhi o della tua bocca. Non vedo gli abiti che indossi, né l’espressione che hai assunto. Eppure so tutto.
Conosco la tua carnagione chiara, i tuoi capelli che a poco a poco sbiadiscono, i tuoi occhi scuri, la tua bocca apparentemente rilassata, ma carica di tensione. Sei inquieto, cerchi costantemente qualcosa che ti distragga, ma nulla, in questo momento, è capace di farlo. Indossi quel paio di pantaloni grigi, la camicia bianca e la giacca nera.
La tua immagine mi sfugge, ma tu sei ritratto accuratamente nella mia memoria. Ricordo perfettamente ogni cosa che ti riguarda. Ricordo il tuo passato, il nostro passato, ogni attimo vissuto insieme. Non l’ho mai dimenticato. Ricordo quando baciavo il tuo viso infantile e quando ti divincolavi dai miei abbracci perché troppo lunghi e frequenti. Ricordo le tue abituali domande, frutto della tua inestimabile curiosità. Ricordo le tue risate fragorose e le tue lacrime di dolore, i tuoi progressi eccellenti e le tue cadute costruttive. Ricordo le tue incertezze, i tuoi consigli, i tuoi studi e i tuoi pensieri che ti tenevano impegnato per intere giornate. La memoria mi è amica e mi rimane fedele, nonostante manchi poco al nostro addio.
Provo ad aprire la mano destra, così debole, per cercare la tua. Non ci riesco. Non la trovo, ma dubito che sia riuscita a muovere la mia di molto. Non mi spavento. Sei qui. Ti sento. Sento il tuo respiro affannoso e i tuoi sospiri di sollievo. Sento il tuo calore che mi riscalda e mi protegge. Hai paura? Non averne. Non accadrà nulla, caro. Io ti starò vicina, sempre, ovunque. Sarò la tua ombra, quando i tuoi spostamenti saranno rapidi ed energici ed io avrò bisogno di essere ancorata saldamente a te per mantenere il tuo ritmo. Sarò il tuo vigore, qualora ti verranno scagliate contro accuse senza pietà. Io ti aiuterò a difenderti. Sarò la tua penna, quando le parole ti mancheranno e i pensieri si affolleranno nella tua mente. Imprimerò nero su bianco le tue riflessioni, vere, pure.
So che la mia voce è flebile e probabilmente ciò che fuoriesce dalle mie labbra è solo l’ossigeno che riempie i miei polmoni anziani. Ma ascoltami attentamente. Io so che tu puoi. Non ti servono le parole per comprendermi. Possiedi le chiavi della mia ragione e per trentatre anni hai saputo decifrarla. Fallo anche ora. Ora che è il solo modo per comunicare con me.
Sento una stretta alla mano destra. Sei tu, mi hai sentita. Stai tremando. No, piccolo mio, non farlo. Devi rimanere quieto, l’agitazione è la peggiore debolezza dell’animo umano. Siamo tutti suoi schiavi. Ma tu sei un uomo libero. Libero di amare, di osare, di gioire, di decidere. Afferra le redini della tua persona e governa possente le tue emozioni. Non lasciarti sopraffare dalla paura. Ce n’è già troppa su questa terra. La tua fragilità deve evaporare a causa del calore che la tua veemenza, bramosa di potere, emette. Abbandonati a lei, lasciati travolgere e impossessare.
Sii un fuoco ardente, oberato di passione. Sii un fiume in piena, furioso e scontroso con quei confini che ormai gli calzano stretti e per questo cerca di varcarli. Sii un uragano che travolge e si impadronisce della verità che lo circonda, rendila tua e poi effondi i tuoi versi soavi. Non lasciarti corrompere, non scendere a compromessi. Ma senti e medita. Senti il rumore dei tuoi battiti e medita. Perché sono così veloci? Senti la mancanza dei tuoi sorrisi e medita. Perché sono scomparsi? Senti il rumore delle voci scontente giù in città e medita. Perché si lamentano? Senti la realtà che palpita tra le vene di questo popolo e medita. Perché è celata dietro falsi consensi? Diffondila tu se altri non hanno il coraggio. Tira via questo velo bianco che ci opprime e rendici capaci di vedere la luce del sole, quella autentica.
Medita, amore mio. La ragione è il bene più prezioso che Dio ci abbia donato. Impara ad osservare accuratamente i particolari che spesso ci sfuggono, poiché nascosti alle spalle di menzogne troppo grandi. Esplora e catturali. Quelle piccolezze faranno di te un grande uomo. Sono fiera di te. Sono fiera dell’uomo più importante della mia vita. Hai appreso tutto ciò che io avevo da insegnarti e ora l’hai reso fondamento della tua morale. Chiudi gli occhi e ammira. La tua ambizione ti ha permesso di innalzare il tuo animo e giungere alla vetta più alta dalla quale si scorge un panorama meraviglioso.
Lo vedi? Quello è il tuo cammino, la tua crescita. Il sentiero spesso era arduo, tortuoso, ma non ti sei scoraggiato e hai proseguito sicuro dei tuoi passi. Hai saputo rallentare e riflettere quando la vita ti ha posto di fronte ad un bivio. Hai continuato per la tua strada, privo di dubbi e rammentando, in caso di necessità, i tuoi obiettivi. Hai acquistato velocità quando scorgevi da lontano qualcosa di interessante e fremevi dalla voglia di scoprire di cosa si trattava. Ma ciò che mi colma di orgoglio è la mia presenza costante nella tua vita. Non mi hai mai allontanata, esclusa, evitata. Mi hai sempre reso partecipe delle tue esperienze consentendomi di vivere insieme anche quelle che dovevano rimanere soltanto tue. E solo ora me ne rendo conto.
Ti ho rubato momenti che non torneranno mai indietro, i momenti più entusiasmanti, più importanti, più intimi. Ho approfittato del nostro legame per riassaporare quelle emozioni, ormai lontane dai miei giorni. Perdonami e sappi che l’ho fatto per rimanerti a fianco e viverti pienamente. Egoismo? No, amore. Amore reale. Amore intenso. Amore innocente. Amore cristallino. Amore di una madre che anche ora esprime come suo ultimo desiderio una vita felice per il suo piccolo, ormai cresciuto e capace di procedere indipendentemente.
I rimpianti, quelle spine che lentamente trafiggono la mia pelle fino a giungere ove il battito è più vivo, creano voragini incurabili. Assorbono la spensieratezza e la serenità, succo di questa carne, e me le portano via. Quanti errori ho commesso in passato. E seppure io, ora, ti chiami figlio, comprendo perfettamente la difficoltà nel vedere in me una madre. Per un periodo di tempo troppo lungo ho vissuto il sogno di una vita indipendente. Il nome Giulia era estraneo persino a me stessa. Ero un soffio di vita in cerca di un corpo in cui ripararsi. Ero immersa nella solitudine anche se circondata di gente
Non riconoscevo la mia tristezza perché non avevo mai stretto la mano alla mia felicità, finché non sei arrivato tu e hai stravolto il mio mondo monotono. Abbiamo costruito insieme un rapporto indistruttibile. Mi hai reso una donna migliore, matura. Mi hai reso la madre che ero da sempre ma che non sono mai stata. In passato ti ho abbandonato tra le braccia di chi, a differenza mia, ha saputo accoglierti con piacere. Ero una figura evanescente, non adatta per un bambino come te. Cosa darei per poter tornare indietro e riassaporare attimo per attimo quei giorni. Non ti avrei mai lasciato solo. Saremmo stati io e te. Solo noi due, per sempre.
Perdonami, Alessandro. Ti ho ferito, ti ho fatto soffrire e ora pago per i miei peccati. Questo addio che ci attende logora il mio corpo, che ormai ha deposto le armi e si è arreso. Subisco questo dolore passivamente, senza ribellarmi, senza obiezioni. Il piacere di averti accanto, in questo momento decisivo della mia esistenza, è la sola cosa che può attutire il mio male. Non lasciarti illudere dalle lacrime che incessanti si versano sul mio volto. Oltrepasserò le porte del destino con forza e dignità. Non è finita qui per me. C’è qualcosa che mi attende una volta lasciata questa gabbia, ma non mi è permesso sapere di cosa si tratta.
Tu non essere timoroso. C’è un mondo intero che, al di fuori di queste quattro mura, ti attende. Saprai muoverti con destrezza e affrontare le avversità ragionevolmente. Resta accanto alle persone a te care e colora le loro giornate di istanti intensi, come hai fatto con me. La loro vita sarà decorata con sfumature vivaci e dense. L’aria che respireranno sarà dolce e il suo sapore provocherà in loro emozioni uniche. Ama, piccolo mio. Ama chi ti apprezza per ciò che sei, chi non ti ha mai criticato, chi ti è vicino e chi non ti ha mai lasciato solo. Difendi e custodisci il tuo animo incastonato come un diamante in una lamina d’oro e non permettere che te lo portino via.
Riguardo a noi due, arriverà un giorno in cui la mia mano stringerà di nuovo la tua e miei occhi potranno riammirare il tuo splendore. L’aura che ci avvolgerà sarà il nostro unico avere eppure non saremo mai poveri. Io avrò te e tu avrai me. Il nostro legame: la nostra ricchezza. Quella luce che, su questa terra, è nascosta dentro di noi rivestirà il nostro corpo puro e inconsistente. Le sofferenze e le pene avranno le sembianze di incubi. I sorrisi e le gioie saranno ricordo di una vita passata. Arriverà un giorno, figlio mio, in cui diventeremo angeli che volano liberi tra le reti cristalline del cielo, eternamente insieme.
cristina cappelli
*Giulia Beccaria e Alessandro Manzoni