Dopo i recenti grandi successi delle mostre di De Chirico, Renoir, Monet e Pissarro abbiamo pensato di intervistare Pietro Allegretti, Presidente di Alef – società che ha ideato e realizzato questi grandi eventi – per cercare di capire quale sia il loro valore aggiunto, in termini di idee e capacità.
Alef produce e organizza grandi mostre da oltre dieci anni. Da cosa nasce il progetto?
Alef nasce da un gruppo di amici universitari uniti da una grande passione per l’arte e la cultura.
Possiamo dire che Alef è l’ennesima dimostrazione che per avere successo in Italia i giovani devono provare a mettersi in gioco?
Assolutamente sì. La crisi è sotto gli occhi di tutti, viviamo un momento storico difficile ma non bisogna adagiarsi in questa situazione. È fondamentale mettersi in gioco, avere coraggio, a volte anche rischiare perché le idee e i progetti validi vengono premiati.
Dubbi e certezze all’inizio dell’avventura?
Le certezze erano la nostra determinazione, le nostre capacità e la forte volontà di proporre dei nuovi progetti culturali, i dubbi erano perlopiù legati alla ricerca di partner/sponsor che potessero sostenerci economicamente.
Ci spiegheresti la visione dell’arte secondo Alef?
“Aleph”, in un racconto di Borges, è un punto privilegiato d’osservazione, un luogo in cui tutti gli universi rimangono in equilibrio, sospesi nella mente, in una possibilità d’esistenza infinita. Nella nostra visione l’arte e, in generale, tutti i beni culturali sono il vero linguaggio universale tramite il quale l’Uomo comunica con l’Uomo attraverso il tempo e lo spazio e, per questo motivo, essi necessitano di un punto di osservazione e di sintesi altrettanto privilegiato per la loro gestione e valorizzazione.
Alef vanta numerosi partner ed espone in molteplici sedi. Come si realizza la collaborazione con il Comune di Pavia?
La splendida collaborazione con il Comune di Pavia nasce prima di tutto da una grande fiducia dell’amministrazione comunale nei confronti di Alef e dei progetti da noi proposti. Gli ottimi risultati raggiunti nel tempo hanno consolidato sempre di più il rapporto. Siamo felici di aver dato vita ad una rara ma efficace formula di collaborazione tra pubblico e privato che ha portato e, continua a portare, grandi mostre a costo zero per l’amministrazione comunale di Pavia incrementando il turismo culturale della città e valorizzando sempre più la sede espositiva del Castello Visconteo.
Pavia prosegue il suo percorso dedicato all’Impressionismo con un’importante mostra rivolta al genio di Camille Pissarro in programma fino al 2 giugno presso le Scuderie del Castello Visconteo. Ci parli della mostra?
“Pissarro, l’anima dell’Impressionismo” è una mostra che consente di scoprire e di entrare in contatto diretto con l’uomo Pissarro oltre che con il grande artista.
La voce del pittore accoglie e accompagna il pubblico all’interno delle sale espositive. Un emozionante racconto in prima persona che, oltre a fornire cenni storico-artistici e biografici, si concentra sulle sensazioni e sulle emozioni più intime dell’artista. Abbiamo costruito uno spettacolo sensoriale in cui splendide opere provenienti da tutto il mondo si animano e dialogano attraverso le parole di Pissarro, suggestive proiezioni e fragranze diffuse in base ai temi trattati. Vogliamo offrire al nostro pubblico una mostra da vivere, una mostra diversa dalle solite che consenta un’esperienza completamente immersiva e una totale fruizione dell’opera d’arte. Un’altra interessante novità della mostra dedicata a Pissarro è l’introduzione delle “videoguide”, un nuovo supporto didattico che va a sostituire le tradizionali audioguide e che rende la visita più dinamica e piacevole. Crediamo che sia fondamentale introdurre un po’ di “multimedialità” nelle mostre attuali, ormai fa parte della nostra quotidianità, video e immagini sono i linguaggi della contemporaneità. Quello che cerchiamo di fare è potenziare al massimo la predisposizione del visitatore alla ricezione dell’opera. Le opere sono certamente le protagoniste di questa mostra, il visitatore può decidere se fruirle direttamente o se lasciarsi trasportare dalla nostra stimolazione emotiva.
Da De Chirico, a Renoir, a Monet a Pissarro, come avvengono le scelte degli artisti?
In questo caso, alle Scuderie di Pavia, la scelta degli artisti è dipesa dal fatto che volevamo proporre al pubblico un percorso alla scoperta di uno dei movimenti più affascinanti della storia dell’arte: l’impressionismo. Perché proprio l’impressionismo? Perché secondo noi rappresenta uno dei momenti più alti della storia dell’arte, paragonabile al rinascimento o alle avanguardie e i protagonisti di questa rivolta artistica ci hanno offerto, non solo splendide opere da ammirare, ma anche storie davvero emozionanti da raccontare.
Una volta trovati artista e location, i passi per giungere alla apertura di una mostra sono parecchi, dai contatti con varie gallerie, alle assicurazioni, all’allestimento. Ci descriveresti tutto questo “sommerso”?
Dietro le quinte di una grande mostra c’è un team che lavora a 360 gradi per dar vita ad un grande spettacolo. Ci occupiamo personalmente della regia del progetto perché abbiamo una precisa idea della mostra che vogliamo. Il nostro team, composto da professionisti del settore, lavora con cura e passione ad ogni fase connessa alla creazione e alla gestione di una mostra. L’ufficio prestiti di Alef segue tutte le fasi necessarie all’esposizione delle opere, dalle pratiche ministeriali, a quelle di restauro, trasporto e assicurazione fino all’accomodation. Insieme alla campagna prestiti e al progetto scientifico creiamo un progetto allestitivo in grado di mettere in dialogo contenitore e contenuto. Individuiamo gli strumenti più utili e adatti allo spazio e alle opere – illuminazione, strumenti per l’esposizione, supporti e contenuti audio-video – per rispondere all’esigenza di un’ottimale valorizzazione e fruizione. Una volta confezionato il progetto ci attiviamo per promuoverlo e comunicarlo a 360° sui media, sul web, sulle piattaforme social e sui canali pubblicitari tradizionali. Per noi una mostra non è un museo, deve proporre qualcosa di diverso, di nuovo. Lavoriamo perché ogni progetto sia unico nel suo genere. Produrre questo tipo di mostre implica molte risorse e molto lavoro, sforzi che vengono ripagati quando registri le reali emozioni del pubblico che si complimenta per il lavoro svolto e che vuole già sapere quando sarà la prossima mostra.
Da una mera esposizione di opere, a un percorso non solo visivo, ma anche musicale e perfino olfattivo, come sono cambiate le mostre Alef? Cosa intendete per “Visit Different”?
Dopo 10 anni di esperienza consolidata nel campo della produzione e organizzazione delle mostre ci siamo chiesti: Come si possono innovare i modi di ideare e organizzare una mostra? Che cosa ci aspettiamo da una mostra? Qual è la nostra mostra ideale? Rispondendo a queste domande abbiamo capito che vogliamo offrire un approccio nuovo all’arte, alle opere, alla loro fruizione. Vogliamo dei visitatori nuovi non necessariamente intenditori di arte o di mostre per un nuovo modo di proporre l’arte. La filosofia del “visit different” nasce dal concetto che per noi “una mostra non è solo un quadro appeso”, una mostra deve avere un’anima che deve essere raccontata e deve essere vissuta. Noi cerchiamo di offrire gli strumenti per consentire un’esperienza emotiva e immersiva. Una mostra deve certamente offrire anche dei supporti didattici che non devono appesantire la visita e annoiare il visitatore. Il nostro obiettivo finale è quello di far vivere al nostro pubblico un’esperienza unica ed emozionante. Un’esperienza Visit different! Il trampolino di lancio delle mostre Visit different è stata la mostra dedicata a Monet e, visto il grande successo di critica e di pubblico ottenuto, crediamo sia la strada giusta da percorrere per ampliare l’offerta culturale del nostro Paese.
Quali le prossime idee per il futuro?
Per il futuro abbiamo in cantiere diversi progetti e tutti “Visit different” tra cui mostre dedicate non solo all’arte ma anche al cinema. Continuate a seguirci per saperne di più!
francesca martinotti