In tanti sognano di diventare musicisti per viaggiare, conoscere posti e persone sempre nuove. In pratica la vita di Marko Feri, triestino e chitarrista che ha girato parecchio il mondo. Da anni partecipa a innumerevoli festival nei quattro angoli del pianeta e dal 2003 fa parte del Gorni Kramer Quartet, gruppo che suona swing e melodie dell’epoca d’oro della canzone italiana. Sempre in compagnia della sua inseparabile chitarra e della sua passione per la musica. Il quadro si completa con le lezioni che tiene in scuole importanti e con numerosi masterclass in Europa, Stati Uniti, Canada, Messico.
Ci incontriamo in un bar in centro a Udine lo scorso martedì 25 marzo, alla vigilia della sua partenza per l’ennesimo tour, che lo impegnerà anche come commissario di giuria in concorsi internazionali.
Il suo amore per le sette note lo si capisce fin da subito, quando parla dei concetti piú importanti che vuole trasmettere ai propri studenti, la fantasia e l’interesse che stanno alla base della musica. Parla anche dei nuovi licei musicali e auspica un cambiamento positivo nell’educazione di questa importante materia, che continua ad essere tenuta in secondo piano.
Quando si parla con qualcuno che ha partecipato a tantissimi festival in giro per il mondo viene spontaneo chiedere quale sia quello che più di tutti gli è rimasto impresso. Per Feri è sicuramente la prima volta che ha suonato negli Stati Uniti, precisamente al convegno del Guitar Foundation of America, uno dei più importanti eventi chitarristici mondiali: un’emozione grandissima per l’accoglienza calorosa che non aveva mai trovato prima di allora. Frutto, continua a raccontare, di una visione diversa e più della curiosa della musica, poiché là hanno lo stesso trattamento anche con i propri connazionali.
Parli di America e ti vengono subito in mente i mille format televisivi di talent show musicali, che in Italia abbiamo importato a quantità industriali da oltre oceano. Ma da programmi simili può emergere un musicista delle stesse “corde” del nostro chitarrista triestino? Il diretto interessato risponde che è possibile, tanti sono meritevoli, ma hanno il bisogno di stupire, di sorprendere, per emergere dalla massa. Fa l’esempio della suora che ha incantato tutti a “The Voice”, emersa grazie alla sua “diversità”. Nei talent “classici” è più facile invece che emergano gli artisti “furbi”, che piacciono al grande pubblico.
Alla fine, più che intervista è stato un viaggio dentro la musica. Quella che sa prenderti dentro e trasmetterti emozioni che non smetteranno mai di stupire. Se poi sono persone come Marko Feri a suonare, il prezzo del biglietto per il concerto è più che giustificato.
timothy dissegna